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Titolo: Come il vento
Titolo originale: Horse
Autore: Geraldine Brooks
Nazionalità Autore: Australia
Data di Pubblicazione: 15 novembre 2022
Editore: Neri Pozza
Genere: Narrativa Storica/Americana
Pagine: 400
Lexington, Kentucky, 1850. Il primo giaciglio che Jarret ricordi è in una scuderia. Sua madre dormiva nella villa in cui faceva da balia al figlio del padrone. Sul suo letto di paglia tra due castroni, Jarret impara cosí presto a comprendere i versi dei cavalli, il loro umore, le simpatie, i loro timori. La prima cosa che apprende è che i cavalli vivono nella paura, e che basta sapere questo per capire come trattarli. Quando sua madre si ammala e muore, Jarret ha soltanto tre anni, inerme come un puledro senza piú una giumenta a proteggerlo. Valente addestratore di cavalli, Harry, il padre, spende ogni risparmio per fare quello che ogni nero del Kentucky nella metà dell’Ottocento sogna di fare: riscattarsi dalla schiavitú. Non potendo, però, liberare il figlio, chiede al suo datore di lavoro, il dottor Warfield, ricco signore animato da irrefrenabile passione per i cavalli, fondatore, tra gli altri, dell’ippodromo di Lexington, di comprare Jarret. Un giorno, nelle scuderie di Warfield, viene alla luce un magnifico puledro baio con una stella bianca e una chiazza sul muso e tutti e quattro i piedi bianchi. Warfield lo cede a Harry in cambio del compenso di un anno. Affidato alle cure di Jarret, con il nome di Lexington il cavallo non tarda ad affermarsi come un campione. Sbaraglia gli avversari nelle corse nazionali di galoppo e viene celebrato come il primo, grande purosangue d’America. Indossando sempre, tuttavia, i colori di scuderie diverse, poiché nell’America schiavista per legge un uomo dalla pelle nera non può possedere un cavallo. Occorrerà aspettare piú di un secolo perché la storia e il ruolo dei black horsemen nella creazione di una delle piú note leggende americane vengano pienamente alla luce, grazie a una gallerista che si imbatte in un quadro che raffigura Lexington e all’accidentale ritrovamento ai giorni nostri del suo scheletro in una soffitta.
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“Il vento non ha padrone, eppure tutti gli uomini cercano di dominarlo.”
La storia di questo libro si sviluppa su tre linee temporali. Nel 1850 nel Kentucky, incontriamo Jarret, un giovane ragazzo di colore che vive in schiavitù, il padre Harry Lewis che aveva comprato la propria libertà, addestrava i cavalli da corsa per la tenuta del dottor Warfield. Fin dalla tenera età, Jarret vive accudendo i cavalli, diventando un abile addestratore. Una notte assiste una cavalla durante la nascita di un magnifico purosangue dal mantello baio che chiamerà Darley. Sotto le sue amorevoli cure Darley, ribattezzato Lexington dal dottor Warfield, diventa un campione nelle corse. L’artista, Thomas Scott, viene invitato alla tenuta per dipingere Lexington, prima da giovane puledro, poi quando diventa un campione. Il dottor Warfield non avendo più le forze dona il puledro al padre di Jarret perchè è per merito suo che è nato Darley. Ma Harry essendo di colore non ha diritto ad iscrivere il puledro alle corse quindi alla fine sotto le pressioni di Richard Ten Broeck, Lexington insieme a Jarret viene acquistato da Richard Ten Broeck, addestrato nelle sue scuderie ed iscritto a diverse gare diventando il più grande cavallo della storia americana.
Nel 1954, Martha Jackson, una gallerista emergente, viene in possesso del dipinto di un bellissimo puledro che le era stato consegnato dalla donna delle pulizie per ottenere una stima del valore visto che lei ed il fratello erano poveri, quindi tutto ciò che avrebbero potuto ottenere sarebbe stato utile. Martha nota una somiglianza impressionante con il purosangue della madre e scopre che è un suo antenato.
Washington nel 2019, quando il giovane Theo, dottorando in storia dell’arte, scopre tra i rifiuti davanti alla casa del vicino il dipinto di un cavallo con un giovane nero, rimane affascinato e vuole saperne di più quindi si reca allo Smithsonian dove incontra Jess, che sta attualmente lavorando su uno scheletro di cavallo. I due scoprono che sia il dipinto che lo scheletro sono del famoso cavallo da corsa Lexington, che era una leggenda nel mondo delle corse.
“Il primo giaciglio che Jarret ricordi è in una scuderia. Sua madre dormiva nella villa in cui faceva da balia al figlio del padrone. Sul suo letto di paglia tra due castroni, Jarret impara così presto a comprendere i versi dei cavalli, il loro umore, le simpatie, i loro timori. ”
Sono rimasta piacevolmente sorpresa da questo libro, non pensavo che una storia sui cavalli potesse coinvolgermi così tanto, è stata una lettura incredibile perché l’autrice scrive con molto sentimento, riuscendo a farti sentire tutte le emozioni dei personaggi in special modo rende molto commovente il forte legame tra Jarret e Lexington. Come ho già detto la narrazione si svolge su vari livelli temporali e da diverse prospettive. Seguiremo i punti di vista dei diversi personaggi e le varie trame che vengono pian piano intrecciate e connesse. Ogni singolo personaggio è ben sviluppato e caratterizzato ma i miei preferiti sono Jarret e Lexington e soprattutto il rapporto tra i due. Jarret in particolare ha una sensibilità incredibile per i cavalli e sa istintivamente come comportarsi con loro, la fiducia che questo crea tra lui e il famoso stallone è qualcosa di molto speciale. Ho sentito l’intenso amore tra l’uomo e il cavallo e ho apprezzato il modo sottile in cui Geraldine Brooks ha collegato le rivelazioni sul cavallo del passato con la sua eredità e le sue ossa nel presente. Mi è piaciuto conoscere il campo dell’osteologia e della storia dell’arte e persino il fascino per le corse dei cavalli.
“Theo si chinò per raccogliere un ciuffo d’erba e lo annusò. L’odore della terra bagnata gli riempì le narici, e per un attimo si sentì come se potesse percepire la storia di ogni pianta, di ogni radice che si intrecciava nel suolo. Era un legame antico, profondo, che lo collegava a chiunque avesse camminato su quella terra prima di lui. E Theo sapeva che avrebbe fatto di tutto per proteggerla, per preservare quella connessione tra passato e presente”
Sebbene questo romanzo racconti la storia di Lexington, ci dà una visione più ampia sul razzismo, che è una costante in tutto il libro. Si vedeva attraverso la crudeltà della schiavitù, il modo in cui gli schiavi erano considerati nient’altro che la proprietà di un altro e i modi disumani in cui venivano trattati. Perfino ai giorni nostri nello stereotipo dei giovani maschi neri. Jarret e Theo sono stati entrambi bersagli di razzismo, in tempi e circostanze completamente diversi. Il tema razziale da parte degli agenti di polizia è stato rappresentato in modo molto realistico. È triste rendersi conto che il razzismo e il pregiudizio esistono ancora e continuano a ferire.
“… è stato costruito sul lavoro e sulle abilità dei cavalieri neri, molti dei quali erano, o erano stati, ridotti in schiavitù. Dopo la ricostruzione, l’industria delle corse venne segregata e questi cavalieri neri furono messi da parte. I fantini bianchi cospiravano per mettere in grave pericolo i loro concorrenti neri durante le gare”.
Penso che se non fosse stato per la copertina che ho scelto per una challenge, non avrei mai letto questa fantastica storia basata sulla storia vera di Lexington, un purosangue da record che divenne il più grande riproduttore americano. Una storia che parla di razzismo, di schiavitù, di emancipazione. È un libro avvincente, pieno di accuratezza storica e di momenti toccanti con uno stile di scrittura molto emotivo che mi ha molto commossa.
Voto 4,5/5
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Dal Libro
“Ogni volta che Jarret ricordava quella prima mattina a New Orleans, era il rumore e l’odore che gli tornavano in mente più vividamente. Attraverso il folto degli alberi delle navi, intravedeva le insegne luminose di ogni nazione sventolare nella leggera brezza. Uomini sudati accatastavano balle e casse sul molo affollato.
Con attenzione, condusse il cavallo lungo la passerella e contro un muro di suoni e odori: il miscuglio di lingue che in seguito sarebbe stato in grado di distinguere come francese e spagnolo, italiano e portoghese, ma che quella prima mattina si fondevano in una confusione musicale. . Gli odori erano vari, pungenti: l’odore pungente del sassofrasso, l’aroma biscottato del grasso e della farina arrostiti insieme in un roux ricco e scuro, la fragranza inebriante del gelsomino, delle rose, delle magnolie e delle gardenie, e gli intensi profumi delle donne – vecchie, giovani, con carnagioni di ogni sfumatura, dal lino al miele, alle noci pecan, all’ebano, in tessuti costosi o semplice calicò, vestite e ornate con più cura e stile di qualsiasi donna avesse mai visto.”
Chi è Geraldine Brooks
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Geraldine Brooks (1955) è cresciuta nella periferia di Sydney e ha frequentato il Bethlehem College Ashfield e l’Università di Sydney. Ha lavorato come reporter per il “Sydney Morning Herald” e, dopo un master in giornalismo, per il “Wall Street Journal”, dove si occupò delle crisi in Medio Oriente, in Africa e nei Balcani. Nel 1990 ottenne il premio Overseas Press Club per il miglior reportage sulla Guerra del Golfo. In seguito lavorò anche per il “New York Times” e per il “Washington Post”, sempre come corrispondente di guerra.
Nel 1994 ha pubblicato il suo primo libro, Padrone del desiderio: L’universo nascosto delle donne musulmane (Sperling & Kupfer, 1998). Del 1997 è Padrona del mio destino (Sperling & Kupfer, 2001), con il quale vinse il premio letterario Nita Kibble, ma fu Annus Mirabilis (2001, Neri Pozza 2005), romanzo storico ambientato nel 1666, a darle fama internazionale. Con L’idealista (Neri Pozza, 2005), romanzo storico basato sostanzialmente sulla storia di Piccole donne di Louise May Alcott, ha vinto il Premio Pulitzer. Fra gli altri suoi romanzi si ricordano: I custodi del libro (Neri Pozza, 2008), L’isola dei due mondi (Neri Pozza, 2011), L’armonia segreta (Neri Pozza, 2016).