Una donna

Titolo: Una donna
Titolo originale: Une Femme
Autore: Annie Ernaux
Nazionalità Autore: Francia
Data di Pubblicazione: 9 aprile 2018
Editore:  L’orma
Genere: Narrativa Biografica
Pagine:  112

Pochi giorni dopo la morte della madre, Annie Ernaux traccia su un foglio la frase che diventerà l’incipit di questo libro. Le vicende personali emergono allora dalla memoria incandescente del lutto e si fanno ritratto esemplare di una donna del Novecento. La miseria contadina, il lavoro da operaia, il riscatto come piccola commerciante, lo sprofondare nel buio della malattia, e tutt’attorno la talvolta incomprensibile evoluzione del mondo, degli orizzonti, dei desideri.
Scritte nella lingua «più neutra possibile» eppure sostanziate dalle mille sfumature di un lessico personale, famigliare e sociale, queste pagine implacabili si collocano nella luminosa intersezione tra Storia e affetto, indagano con un secco dolore – che sconvolge più di un pianto a dirotto – le contraddizioni e l’opacità dei sentimenti per restituire in maniera universale l’irripetibile realtà di un percorso di vita.

“Mia madre è morta lunedì 7 aprile nella casa di riposo dell’ospedale di Pontoise, dove l’avevo portata due anni fa. Al telefono l’infermiere ha detto: ‹‹Sua madre si è spenta questa mattina, dopo aver fatto colazione››. Erano circa le dieci”.

Questa è una scrittura che nasce dall’esigenza, dal voler elaborare la perdita della figura materna, dall’ esplorazione e accettazione del lutto, e soprattutto un omaggio alla donna più importante della sua vita. Di fronte alla morte della madre, da cui inizia il libro, l’autrice ci racconta la storia e la vita di sua madre, forse per poter scrivere tutto ciò che ha vissuto e sentito con lei, per affrontare il fatto che non c’è più. Un ritratto della madre, che prima di essere madre è una donna, una donna forte, sempre desiderosa di imparare, di migliorarsi, una donna che forma una famiglia e cresce una figlia con determinazione impressionante, per permetterle di condurre una vita diversa dalla sua, studiare, avere una stanza tutta sua, scrivere, realizzare quel sogno di ogni madre che i propri figli possano vivere una vita migliore. Una donna che con la sua vitalità ha impresso una traccia determinante nella vita e nelle scelte della scrittrice.

Non ascolterò più la sua voce. Era lei, le sue parole, le sue mani, i suoi gesti, la sua maniera di ridere e camminare, a unire la donna che sono alla bambina che sono stata. Ho perso l’ultimo legame con il mondo da cui provengo.

Con la sua prosa rigorosa, asciutta e autentica l’autrice, che ho avuto modo di apprezzare in altri suoi scritti, mette a nudo il rapporto madre-figlia, scava nella memoria per portare alla luce i vari sentimenti: amore e odio, imitazione e repulsione questi i sentimenti che regolano il suo legame con la madre. Nella prima metà del libro in cui racconta l’infanzia e la giovinezza di sua madre si limita a raccontare gli eventi, in maniera controllata, quasi asettica ed è stato più difficile per me trovare quei sentimenti che l’autrice esprime. Ma la seconda parte del libro in cui ripercorre il lento declino della madre che diventa una figlia bisognosa coinvolge la stessa scrittrice, perché l’Alzheimer ha cancellato ogni forma di consapevolezza, ogni ricordo e da figlia si ritrova madre di sua madre e qui non si limita più a raccontare solo gli eventi, bensì le emozioni e mi ha molto commosso.

Non volevo che morisse. Avevo bisogno di nutrirla, toccarla, ascoltarla. Molte volte il desiderio impellente di portarla via con me, di occuparmi soltanto di lei, per accorgermi subito che non ne sarei stata capace”.

Questo è il libro che chiarisce, il rapporto di Annie Ernaux con sua madre. È un libro molto emozionante, un addio doloroso a una madre, che fa riflettere sui rapporti con i propri genitori, che immaginiamo immortali, e con la difficoltà che spesso abbiamo nei rapporti con loro. Una lettura meravigliosa che ti fa sentire la sofferenza della perdita, le ultime pagine sono dolorosamente intense. Un altro libro potente della Ernaux, che stramerita il Nobel.

Voto 4,5/5


Dal Libro

È un’impresa difficile. Per me mia madre è priva di storia. C’è sempre stata. Il primo impulso, parlando di lei, è quello di fissarla in immagini senza alcuna connotazione temporale […] Così facendo ritrovo soltanto la donna del mio immaginario, la stessa che, da qualche giorno, nei miei sogni torna a essere viva, senza un’età precisa, in un’atmosfera di tensione simile a quella dei film dell’orrore


Chi è Annie Ernaux 

Annie Ernaux è una scrittrice francese nata nel 1940 da una famiglia operaia. Ha vissuto fino all’adolescenza in Normandia, mantenendo in seguito un forte legame con l’ambiente sociale d’origine e le tematiche della differenza di classe. Ha esordito con il romanzo Gli armadi vuoti (Les Armoires vides, 1974), nella tradizione del realismo sociale. In seguito Il posto (La place, 1984), ricostruzione del proprio ambiente familiare. Ha continuato a indagare, in un linguaggio «vero», oggettivo e depurato da evasioni stilistiche o di finzione romanzesca, i suoi luoghi e le sue sensazioni. Così abbiamo: Passione semplice (Passion simple, 1991); La vita esteriore (La vie extérieure, 2000); Perdersi (Se perdre, 2001); L’uso della foto (L’usage de la photo, 2005); L’altra figlia (L’autre fille, 2016). Gli anni (Les années, 2008), pubblicato da L’orma nel 2016, è vincitore del Premio Strega Europeo 2016 e finalista del Premio Sinbad 2015 – Narrativa straniera. Con L’Orma ha pubblicato Memoria di ragazza (2017), La vergogna (2018) e La donna gelata (2021)..


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