La strada delle nuvole

Titolo: La strada delle nuvole
Titolo originale: Four Treasures of the Sky
Autore: Jenny Tinghui Zhang
Nazionalità Autore: Cina
Data di Pubblicazione: 7 giugno 2022
Editore: Nord
Genere: Narrativa Storica
Pagine: 384

Cina, 1882. Quando i suoi genitori scompaiono nel nulla, Daiyu non sa cosa fare. La nonna, invece, lo sa benissimo. Ha visto troppe orfane morire di fame o di violenze e lei non ha più la forza di occuparsi di una dodicenne. Perciò la traveste da ragazzo e la manda in città, in modo che possa guadagnarsi da vivere. E infatti, ben presto, Daiyu trova impiego come sguattera in una scuola di calligrafia. Intelligente e curiosa, inizia ad ascoltare di nascosto le lezioni, scoprendo così la meraviglia della parola scritta, l’infinito piacere della lettura, i molteplici significati racchiusi in ogni singolo ideogramma. E rivela un vero talento per la calligrafia, un talento che il maestro nota e non esita a coltivare. Ma tutto cambia il mattino in cui, mentre gira tra i banchi del mercato, Daiyu viene convinta con l’inganno a seguire uno sconosciuto, che la trascina a forza su una nave diretta a San Francisco e, giunto lì, la vende a un bordello. Per Daiyu, l’America è un Paese oscuro, sconcertante, pieno di contraddizioni, a partire dalla lingua che tutti parlano e che sembra precisa, ma si scrive con simboli sciatti e incomprensibili, per finire al modo in cui lei viene trattata: disprezzo per il colore della sua pelle alternato alla bramosia per il suo giovane corpo. Una cosa, però, è evidente: in America, se si è un maschio, si ha diritto a trovare il proprio angolo di paradiso. E allora Daiyu ruba alcuni abiti da uomo, si traveste di nuovo e fugge lontano, verso la quiete di un villaggio dell’Idaho, che – le hanno detto – è molto più vicino alla Cina. Una scelta che dovrebbe finalmente condurla sulla strada di casa, e che invece segnerà la sua rovina. Ma anche la sua rinascita…

“Non ho paura della morte. Ho paura di non vivere più.’

In questo romanzo seguiremo la storia di Lin Daiyu, una ragazza che prende il nome da una tragica eroina romantica (nella storia, Lin Daiyu è rimasta orfana e a causa di un inganno, vede il suo amore sposare un’altra donna, e lei si uccide) e le sue frequenti visite durante i momenti di difficoltà diventano un promemoria per la nostra protagonista di essere forte e non lasciarsi distruggere. Quando i genitori improvvisamente scompaiono, la nonna la traveste da maschio e la manda in città in cerca di qualche lavoro. Dopo vari giorni, sporca ed affamata riesce a trovare lavoro presso una scuola di calligrafia con il nome di Feng. Qui avrà uno sgabuzzino dove dormire, delle povere zuppe come cibo e dovrà occuparsi di pulire e spazzare prima e dopo che arrivano gli scolari, ma si appassiona alla calligrafia ed il maestro alla fine la istruisce a quest’arte, che è più una filosofia di vita. Un giorno mentre era in giro per i mercati, viene rapita da un uomo e mandata dentro un barile pieno di carbone, a San Francisco e venduta a un bordello. Dopo un breve periodo nel bordello come Poeny, con l’aiuto del giovane Samuel riesce a fuggire e dopo un episodio di violenza, alla fine la sua fuga la porta in un piccolo villaggio di minatori e con il nome di Jacob Li trova vitto e alloggio presso il negozio di Nam e Lum, due anziani cinesi; qui fa amicizia con il musicista e reazionario Nelson Wong dal quale si sente molto attratta. Ma quando in America viene instituito il Chinese Exclusion Act, diventano vittime di odio razziale e vengono accusati ingiustamente della morte di un bianco e condannati.

“La mia vita è stata scritta per me dal momento in cui mi è stato dato il nome. O non lo era. Questa è la vera bellezza. Questo è l’intento. Possiamo esercitarci quanto vogliamo, raccontando e raccontando di nuovo la stessa storia, ma la storia che esce dalla tua bocca, dal tuo pennello, è quella che solo tu puoi raccontare. Quindi lascia che sia. Lascia che la tua storia sia tua, e la mia storia sia mia.’

Avevo molte aspettative quando ho iniziato questo libro, e adesso che l’ho finito ho dei pareri contrastanti, perchè secondo me la storia aveva molto potenziale, ma è stata strutturata ed elaborata in modo dismogenea. Con una scrittura semplice a volte poetica e introspettiva, la storia è spesso deprimente. Seguiamo il personaggio principale mentre ci narra la lotta per dare un senso al mondo crudele che la circonda, mentre viene spinta in una situazione pericolosa dopo l’altra, dall’essere rapita e venduta per prostituirsi in un bordello al travestirsi da uomo per poter vivere nel violento mondo dell’uomo. Molti sono i momenti tragici della storia, e l’autrice, in una nota molto istruttiva e interessante scrive di come la storia sia basata su un evento reale accaduto nel 19esimo secolo nell’Idaho, incentrato sul Chinese Exclusion Act e sulla violenza nei confronti dei lavoratori cinesi. Questa storia si concentra sullo sfruttamento, il razzismo e la segregazione che la comunità cinese ha dovuto affrontare, ma è anche una storia sulla forza delle tradizioni cinesi, sulla cultura e l’arte della calligrafia che è una vera filosofia per la ricerca del Sé e per formare il carattere, poiché l’idea di diventare arte attraverso il tuo essere è un motivo ricorrente nel romanzo. Molti sono gli idiogrammi della scrittura cinese descritti nella storia e sebbene potrebbe essere interessante scoprire i 4 tesori del calligrafo: il pennello, la carta, l’inchiostro e la pietra per l’inchiostro e che regolano l’arte calligrafica, alla lunga, pur donando un tratto poetico, distolgono l’attenzione dalla trama principale.

 “Ho sempre odiato il mio nome (…) viene da una tragedia”,

“nella storia, la madre di Lin Daiyu muore quando lei è piccola e il padre poco dopo. Mi domandavo se i miei genitori fossero spariti per colpa del mio nome”

Un altro tema principale è quello dell’identità, la nostra protagonista assume diverse identità durante tutta la storia, per la maggior parte tutte maschili, perchè essere donna è davvero molto difficile e pericoloso in un mondo maschilista, ma non è il solo motivo, l’altro è che Lin Daiyu ha paura del suo vero nome, perchè crede che il suo destino sia già tracciato dall’altra Lin Daiyu con la quale ha sempre un dialogo incessante, e spesso non si capisce se stia parlando con il suo “fantasma” o semplicemente è una manifestazione del suo io interiore. Non mi è piaciuto molto questo realismo magico, mi ha reso il personaggio più difficile da capire, e mentre ero molto coinvolta dalla sua storia reale, lo ero un pò meno dalla sua introspezione e dai dialoghi con il fantasma.

Devo dire che i personaggi non sono dei più memorabili, a parte Lin Daiyu che è un personaggio dolcissimo, e durante il suo viaggio straziante non perde mai veramente il suo senso di speranza e meraviglia o la sua capacità di amare ed essere gentile anche di fronte alle persone peggiori. Sebbene il personaggio ispira molta compassione, l’autrice non è riuscita a coinvolgermi emotivamente, percepivo la tragicità della protagonista, ma non riuscivo a sentirmi connessa del tutto con lei.

‘Nella calligrafia, devi avere rispetto per ciò che stai scrivendo e per chi stai scrivendo. Ma soprattutto devi avere rispetto per te stesso. È il compito monumentale di creare unità tra la persona che sei e la persona che potresti essere. Pensa: che tipo di persona potresti diventare, sia come te stesso che come artista?’

In conclusione, questa storia mi ha fatto conoscere fatti che sconoscevo ed ha portato in primo piano la storia della violenza anti-cinese, il libro non evita nessuna parte di questa storia sgradevole, descrive i famigerati bordelli di San Francisco dove ragazze cinesi minorenni, spesso rapite e introdotte clandestinamente negli Stati Uniti, venivano vendute come una sorta di oggetti esotici per uomini bianchi. Ci ricorda il Chinese Exclusion Act del 1882 che proibiva ogni immigrazione di lavoratori cinesi e descrive massacri come il massacro di Rock Springs nel Wyoming, dove furono uccisi almeno 288 minatori cinesi ed infine ci descrive il fatto tragico che ha ispirato questa storia. E anche se non ho apprezzato del tutto il realismo magico e le troppe riflessioni sull’arte calligrafica è stata comunque una lettura interessante.

3,5/5


Dal Libro

“Un tratto può definirsi forte solo quando si arroga il diritto di restare sul foglio. I tratti forti sono importanti, ma come si fa un tratto forte con un pennello morbido? Risposta: con la flessibilità.
Un pennello flessibile è un pennello che riesce a staccarsi subito dopo aver depositato l’inchiostro sulla carta, pronto per la pennellata successiva. La flessibilità, però, non si ottiene premendo più forte. No, l’artista deve padroneggiare l’arte di lasciar andare il pennello, di dargli lo spazio e la libertà di ritrovare se stesso.
La flessibilità è semplice, in realtà. Basta sapere quando spingere e quando lasciar andare.”


Chi è Jenny Tinghui Zhang

Jenny Tinghui Zhang è nata a Changchun, in Cina, ma è cresciuta ad Austin, in Texas, dove vive tutt’ora. Dopo aver conseguito un Masters of Fine Arts presso la University of Wyoming, ha scritto articoli, saggi e racconti per numerose riviste. Attualmente lavora come capo redattrice per The Adroit Journal, una testata che promuove le opere di autori emergenti. La strada delle nuvole è il suo primo romanzo.


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