Acido solforico

Titolo: Acido solforico
Titolo originale: Acide Sulfurique
Autore: Amélie Nothomb
Nazionalità Autore: Belgio
Data di Pubblicazione: 1 gennaio 2010
Editore: Voland
Genere: Narrativa Contemporanea
Pagine: 131

Un reality show dall’inequivocabile nome Concentramento, basato su regole che ricordano il momento più orribile della storia dell’umanità. Per le strade di Parigi si aggira una troupe televisiva inviata a reclutare i concorrenti, che vengono caricati su vagoni piombati e internati in un campo dove altri interpretano il ruolo di kapò. La vita di tutti si svolge sotto l’occhio vigile delle telecamere e il momento di massima audience arriva quando i telespettatori decidono l’eliminazione-esecuzione dallo show di un concorrente attraverso il televoto. Gli strali della scrittrice da sempre al centro di polemiche colpiscono questa volta, con meno leggerezza ironica e più disgusto, una società in cui la sofferenza diventa spettacolo.

“Arrivò il momento in cui la sofferenza degli altri non era più sufficiente per loro: dovevano trasformarla in uno spettacolo”.

La storia di cui ci narra Amelie Nothomb si svolge a France Concentration, un programma televisivo che mostra la vita reale in un campo di concentramento con migliaia di telecamere puntate sui prigionieri, dove non si perde un solo dettaglio di tutto ciò che accade. Persone da qualsiasi luogo vengono reclutate con la forza per entrare in questi campi e altri invece sono stati intervistati per essere selezionati come kàpo, che sarebbero i carnefici, e firmano un contratto con il compito di causare quanto più dolore possibile ai prigionieri per rendere il programma interessante. Ma tra le telecamere a tutto campo, un prigioniero si distingue dalla massa Pannonique, ora chiamata CKZ 114, che appare riservata e misteriosa ma che cattura l’interesse di uno dei kàpo più malvagi, Zdena. Grazie alla crudeltà del kàpo con la giovane donna, ci saranno tutti i tipi di reazioni tra i prigionieri e catturerà l’attenzione dei telespettatori aumentando considerevolmente l’audience del programma. Nel bel mezzo della relazione tra il prigioniero e il kàpo, vedremo come funziona questo reality show e come CKZ 114 e kàpo Zdena cambieranno le sorti di tutti.

Era insostenibile non avere nessuno verso il quale indirizzare quell’odio. Da una simile condizione nasceva una forma di follia. Odiare gli uomini? Non aveva senso. L’umanità era un brulicare disparato, un supermercato che vendeva tutto e il contrario di tutto. Odiare l’umanità era come odiare un’enciclopedia universale: non c’era antidoto a quell’esecrazione.

In questo libro l’autrice affronta il tema dell’umanità ciò che ci rende più o meno umani. È il ritratto crudele di una società ossessionata dallo spettacolo, basato sulla sofferenza delle persone, che ci vuole sempre più piatti, in cui il governo non interviene, poiché è bene che i cittadini abbiano quella valvola di sfogo per i loro peggiori istinti. Quindi, Amelie Nothomb critica quei valori umani, la loro ipocrisia e il sistema che ci governa. I vari personaggi rappresentano il meglio e il peggio della natura umana: l’avidità, la stupidità, l’ipocrisia, ma anche la solidarietà, l’amore e la capacità di cambiare e scegliere il bene. La protagonista è l’incarnazione della bellezza e della dignità e con la sua resistenza rende migliori anche gli altri.

L’autrice riesce a toccare questi temi con leggerezza, senza la drammaticità che ci si potrebbe aspettare ma con umorismo e quel tocco pungente che la contraddistingue, rendendo la lettura scorrevole e coinvolgente. Pienamente soddisfatta di questa lettura.

Voto 4/5


Dal Libro

“Penso che i principali colpevoli siano gli spettatori”, ha risposto. (…) “La loro perversità è tollerata e creata dagli spettatori”, ha detto Pannonique. “I politici sono un’emanazione del pubblico. (…). Gli spettatori sono colpevoli di formare un mercato che li fornisce. (…) La responsabilità finale ricade su chi accetta di vedere uno spettacolo così facile da rifiutare”.


Chi è Amélie Nothomb

Amélie Nothomb 1967, Kobe (Giappone) Scrittrice belga. Figlia di un ambasciatore membro di una delle famiglie più in vista del suo paese ha trascorso l’infanzia in Giappone, per poi trasferirsi in Cina al seguito del padre diplomatico.
I suoi libri hanno ormai conquistato milioni di lettori e fans appassionati. L’esordio a soli ventitré anni con Igiene dell’assassino, cui ha fatto seguito, ogni anno, un romanzo accolto con identico successo. Laureatasi, decide di ritornare a Tokyo per approfondire la conoscenza della lingua giapponese studiando la «langue tokyoïte des affaires»: assunta come traduttrice in una enorme azienda giapponese, vive un’esperienza durissima che racconta in seguito nel libro Stupore e tremori, che riceverà il Grand Prix du Roman dell’Académie française (1999) e da cui è stato tratto anche un film. Stabilitasi tra Parigi e Bruxelles, dedica 4 ore al giorno alla scrittura e pubblica, per scelta personale, un libro all’anno. Ricordiamo Né di Eva né di Adamo, Acido solforico, Causa di forza maggioreIl viaggio d’inverno, Una forma di vita, Barbablù, La nostalgia felice, Petronille, Colpisci il tuo cuore, SeteGli aerostatiPrimo sangue.
Il suo editore italiano di riferimento è da sempre Voland.


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