Tre piani

Titolo: Tre piani
Titolo originale: שלוש קומות
Autore: Eshkol Nevo
Nazionalità Autore: Israele
Data di Pubblicazione: 16 marzo 2017
Editore: Neri Pozza
Genere: Narrativa Contemporanea
Pagine: 255

In Israele, nei pressi di Tel Aviv, si erge una tranquilla palazzina borghese di tre piani. Il parcheggio è ordinatissimo, le piante perfettamente potate all’ingresso e il citofono appena rinnovato. Dagli appartamenti non provengono musiche ad alto volume, né voci di alterchi. La quiete regna sovrana. Eppure, dietro quelle porte blindate, la vita non è affatto dello stesso tenore. Sorto da una brillante idea narrativa: descrivere la vita di tre famiglie sulla base delle tre diverse istanze freudiane – Es, Io, Super-io – della personalità, Tre piani si inoltra nel cuore delle relazioni umane: dal bisogno di amore al tradimento; dal sospetto alla paura di lasciarsi andare. E, come nella Simmetria dei desideri, l’opera che ha consacrato sulla scena letteraria internazionale il talento di Eshkol Nevo, dona al lettore personaggi umani e profondi, sempre pronti, nonostante i colpi inferti dalla vita, a rialzarsi per riprendere a lottare.

“Al primo piano risiedono tutte le nostre pulsioni e istinti, l’Es. Al piano di mezzo abita l’Io, che cerca di conciliare i nostri desideri e la realtà. E al piano più alto, il terzo, abita sua altezza il Super-Io. Che ci richiama all’ordine con severità e ci impone di tenere conto dell’effetto delle nostre azioni sulla società” 

Tre piani, sulla base delle tre diverse istanze freudiane – Es, Io, Super-Io – della personalità, descrive la vita di tre famiglie che risiedono in un palazzo di tre piani, a Tel Aviv.

Al primo piano, seguiremo la storia di Arnon, governato dalle pulsioni, dall’istinto e dalle passioni e rappresenta l’Es. Arnon si sfoga con un amico raccontandogli tutti i suoi turbamenti e ossessioni convinto che il marito della coppia di anziani, persone perbene e istruiti a cui affidavano la figlia Ofri dietro compenso, avesse violentato la figlia. Ossessionato da questa idea comincia a comportarsi in modo irrazionale e anche violento, creando tensioni anche con la moglie Ayelet.

«Cosa volevo, in fin dei conti? Proteggere le mie donne, difenderle. Garantire che nessuno facesse loro del male. Tutto quello che ho fatto, l’ho fatto per amore, mi credi?»

Al secondo piano seguiremo la storia di Hani, governata dall’Io che mantiene un atteggiamento critico e cerca di conciliare i desideri dalla realtà. Hani è una donna sola che si occupa dei figli, il marito è sempre assente per lavoro. Un giorno alla sua porta arriva Eviatar, fratello del marito con il quale non scorre buon sangue, con la richiesta di ospitalità per un paio di giorni perchè braccato dai creditori e lei lo accoglie in casa, ma dopo che Eviatar va via, Hani si sente sopraffatta e crede di impazzire come la madre, non riesce più a distinguere la realtà dall’immaginazione, così si sfoga scrivendo delle lettere ad una sua cara amica in cerca di rassicurazioni.

«A volte qualcosa dentro mi ordina, mi gridaː fa’ la cosa NON giustaǃ Fa’ la cosa NON giustaǃ Mi capisci? Mica tanto, eh? È normale che tu non capisca. Non capisco neanch’io. Neanche il barbagianni lo capisce.»

Al terzo piano conosceremo Dvora, ovvero il Super-Io la coscienza morale, che giudica gli atti e i desideri istintivi dell’uomo. Dvora è un giudice in pensione, dopo la morte del marito anche lui giudice, registra dei messaggi sulla segreteria telefonica del marito raccontandogli tutto quello che le succede. Durante una manifestazione, conosce un uomo che le consiglia di vendere casa e trasferirsi in centro a Tel Aviv, ma il suo scopo è principalmente farla incontrare con il figlio Arad. Da molti anni Arad, non vede la madre perché, quando Arad era stato incarcerato per aver causato un incidente stradale mortale non aveva avuto nessun aiuto e sostegno dai genitori, e dopo una lite violenta con il padre aveva deciso di non vederli mai più perché, secondo lui, loro sono stati la causa di tutti i suoi comportamenti scorretti. Dal canto suo Dvora si sente in colpa per non averlo mai cercato, anzi alla richiesta del figlio di scegliere tra lui e il marito aveva scelto il secondo.

«Tre settimane fa ho deciso di agire. Quante volte abbiamo osservato impazienti le folle radunate nelle piazze a gridare slogan condivisi anche da noi, ma il nostro incarico pubblico ci impediva di gridare con loro? Ora, dopo la pensione, la porta della gabbia è aperta. Allora perchè, mi sono chiesta, resto dietro le sbarre?»

I tre piani dell’anima non esistono dentro di noi. Niente affatto! Esistono nello spazio tra noi e l’altro, nella distanza tra la nostra bocca e l’orecchio di chi ascolta la nostra storia… Altrimenti, tutti soli, non sappiamo nemmeno a che piano ci troviamo, siamo condannati a brancolare disperati nel buio, nell’atrio, in cerca del pulsante della luce.

Fin dalla prima riga ho amato lo stile di scrittura di Nevo, una scrittura magistrale che ha la capacità di far brillare i suoi personaggi, profondi e umani: persone pressate da ciò che accade intorno a loro, le cui vite sembrano normali ma sono piene di sofferenze e frustrazioni. Nessuna vita è semplice, e anche se ci costruiamo attorno un guscio possono sorgere complicazioni: la vecchiaia, i vizi, i figli, le malattie… e la nostra tranquillità va in frantumi.
Tre storie meravigliose, piene di sentimenti ed emozioni, tre persone che raccontano la loro vita, i loro segreti, le loro paure e i loro desideri, tre storie molto diverse ma con ingredienti comuni: la solitudine, i segreti e la paura. Ognuna di queste storie è raccontata in prima persona a qualcuno pronto ad ascoltare, a fare da testimone come se il solo fatto di raccontare le rendesse vere, tangibili. È come se dicesse che parlare con gli altri è ciò che ci rende reali e ci mantiene sani di mente, che essere isolati mentalmente o fisicamente non fa mai bene e solo condividendo le nostre esperienze esistiamo.

“Ma se c’è una cosa che le ultime settimane mi hanno insegnato, è che le persone sensate non esistono. E nemmeno le azioni sensate. Esiste solo l’azione che una persona specifica, in un momento specifico, deve compiere.”

Una scoperta del tutto inaspettata, una lettura perspicace con finali aperti. Ho amato gli elementi della cultura israeliana nel libro, la shivah, i racconti del servizio militare obbligatorio, i pasti e le descrizioni del Kibbutz. L’autore è davvero un bravo narratore, non è banale, non evoca soluzioni semplici per un lieto fine, ma mantiene spesso un sottofondo positivo. Questo è stato il suo primo libro che ho letto e non vedo l’ora di leggerne altri.

Voto 4/5


Dal Libro

“Una cosa di cui sono davvero orgogliosa come mamma è il fatto di aver insegnato ai miei figli che l’amore si trasmette innanzitutto tramite il contatto fisico. Li vedo quando salutano gli altri bambini. Sono sempre loro ad abbracciarli per primi. A volte è un po’ ridicolo, l’altro bambino non capisce e rimane lì a braccia penzoloni, però a me si rimpie il cuore di gioia. Perché? Almeno in questo sono riuscita a spezzare la catena. Mia nonna non abbracciava mia madre, perciò la mamma non abbracciava me. Io invece abbraccio Liri. E così lei abbraccerà sua figlia.”


Chi è Eshkol Nevo

Eshkol Nevo è nato a Gerusalemme nel 1971. Dopo un’infanzia trascorsa tra Israele e gli Stati Uniti ha completato gli studi a Tel Aviv e intrapreso una carriera di pubblicitario, abbandonata in seguito per dedicarsi alla letteratura. Oggi insegna scrittura creativa in numerose istituzioni. Oltre a Nostalgia (2014), in classifica per oltre sessanta settimane e vincitore nel 2005 del premio della Book Publisher’s Association e nel 2008 a Parigi del FFI-Raymond Wallier Prize, per Neri Pozza ha pubblicato: La simmetria dei desideri (2010), Neuland (2012) e Soli e perduti (2015)


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