Metafisica dei tubi

Titolo: Metafisica dei tubi
Titolo originale: Métaphisique des tubes
Autore: Amélie Nothomb
Nazionalità Autore: Belga
Data di Pubblicazione: 22 agosto 2016
Editore: Voland
Genere: Narrativa Contemporanea
Pagine: 111

La penna di Amélie Nothomb disegna la mappa dei primissimi anni di vita trascorsi in Giappone: ne viene fuori una non-biografia. Indizi e ricordi delle prime scoperte si accavallano in un turbinio di metafore e paradossi irriverenti. Le proprietà terapeutiche del cioccolato, la parola (pensiero fatto carne), la quadratura degli opposti, la sinergia con il luogo di nascita… fino al filtraggio della realtà come unica via di scampo. Una faccenda, quella dell’esperienza delle cose, del primo impatto col mondo, che lascia sempre una ferita: nulla passa senza traccia, neanche il nulla.

[…]. La vita è ciò che vedi: membrana, viscere, un buco senza fondo che esige di essere riempito. La vita è questo tubo, flessibile, che ingoia e rimane vuoto.

Il libro racconta la storia di Amélie, una bambina nata in Giappone da genitori belgi. Nel 1967 a Kobe, quando viene alla luce sembrava morta, non reagiva nè piangeva, ma si capiva che era viva, perché teneva i suoi grandi occhi aperti, lo sguardo fisso davanti a sé e la si sentiva respirare, ma molto lentamente. Per i primi due anni e mezzo, questa creatura adotta uno stile di vita di un tubo, in base al fatto che a Dio piace essere Dio ed ha una condizione di tubo molto chiara, fino a quando scopre il piacere del cioccolato bianco. Da quel momento inizia la sua esplorazione di ciò che ha attorno. Convinta di essere una divinità intorno a cui ruota l’intero universo e la vita dei propri genitori, le sue certezze crollano, quando Amélie viene a sapere che lei e la sua famiglia dovranno lasciare il Giappone.

Bisogna essere aristotelici ventiquattr’ore su ventiquattro, il che è particolarmente estenuante quando non si è mai sentito parlare dei Greci.

Con Metafisica dei tubi, Amélie Nothomb, racconta i primi anni della sua vita. Con una voce in prima persona, piena di umorismo, introspezione e riflessioni ironiche e filosofiche, vediamo come questa bambina diventa consapevole del mondo, offrendoci una prospettiva diversa su ciò che la circonda. Uno sguardo curioso sull’infanzia, sulla famiglia, sull’identità; ed ancora ci parla del potere, della manipolazione degli altri, del femminismo, del linguaggio, della vita, della morte, dell’acqua, di Dio, un esplorazione piena.

Avevo appena scoperto l’orribile notizia che ogni essere umano scopre un giorno o l’altro: quello che ami, tu lo perderai.

Sinceramente, se fosse stato solo per il titolo non avrei mai letto questo libro, per me che non ho molta dimestichezza con la fisica… perché un libro sulla metafisica dei tubi? Ma dovevo leggere un libro della Nothomb per una challenge e…che dire? Mi è piaciuto davvero molto, mi sono divertita tanto e mi ha dato anche modo di fare molte riflessioni. Un libro originale, strano che non lascia indifferenti.

Solo le nostre repulsioni ci dicono chi siamo veramente.

Voto 4/5


Dal Libro

La gente venera la regolarità, ne fa un culto. Ama credere che l’evoluzione sia il risultato di un processo normale e naturale; la specie umana sarebbe dunque governata da una sorta di fatalità biologica interna che l’ha indotta a smettere di camminare a quattro zampe più o meno all’età di un anno, o a muovere i primi passi dopo alcuni millenni.
Nessuno vuole credere all’imprevisto. Espressione sia di una fatalità esterna, – di per sé già un incomodo – sia del caso, – che è anche peggio – l’imprevisto è bandito dall’immaginario umano. Se qualcuno osasse dire: “È accaduto per caso che all’età di circa un anno io abbia fatto i miei primi passi” oppure: “È stato per puro caso che un bel giorno l’uomo abbia giocato a fare il bipede”, sarebbe immediatamente preso per pazzo.
La teoria della casualità è inaccettabile perché lascia supporre che le cose sarebbero potute andare diversamente. La gente non accetta l’idea che un bimbo di un anno possa non immaginare di camminare. Questo equivarrebbe ad ammettere che l’uomo avrebbe anche potuto non immaginare di camminare su due zampe. E chi crederebbe mai che una specie così brillante avrebbe potuto anche non pensarci?
[…].


Chi è Amélie Nothomb

Amélie Nothomb 1967, Kobe (Giappone) Scrittrice belga. Figlia di un ambasciatore membro di una delle famiglie più in vista del suo paese ha trascorso l’infanzia in Giappone, per poi trasferirsi in Cina al seguito del padre diplomatico.
I suoi libri hanno ormai conquistato milioni di lettori e fans appassionati. L’esordio a soli ventitré anni con Igiene dell’assassino, cui ha fatto seguito, ogni anno, un romanzo accolto con identico successo. Laureatasi, decide di ritornare a Tokyo per approfondire la conoscenza della lingua giapponese studiando la «langue tokyoïte des affaires»: assunta come traduttrice in una enorme azienda giapponese, vive un’esperienza durissima che racconta in seguito nel libro Stupore e tremori, che riceverà il Grand Prix du Roman dell’Académie française (1999) e da cui è stato tratto anche un film.
Stabilitasi tra Parigi e Bruxelles, dedica 4 ore al giorno alla scrittura e pubblica, per scelta personale, un libro all’anno. Ricordiamo Né di Eva né di Adamo, Acido solforico, Causa di forza maggioreIl viaggio d’inverno, Una forma di vita, Barbablù, La nostalgia felice, Petronille, Colpisci il tuo cuore, SeteGli aerostatiPrimo sangue.
Il suo editore italiano di riferimento è da sempre Voland.


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