Le cinque donne

La storia vera delle vittime di Jack Lo Squartatore

  • TitoloLe cinque donne. La storia vera delle vittime di Jack Lo Squartatore
  • Titolo originale: The Five
  • AutoreHallie Rubenhold
  • Nazionalità AutoreUSA
  • Data di PubblicazioneLuglio 2020
  • Editore Neri Pozza
  • Genere: Saggio
  • Pagine432

Londra, 1887: l’anno, recitano i libri di storia inglese, del Giubileo d’Oro, dei festeggiamenti per il cinquantenario dell’ascesa al trono della regina Vittoria. L’anno, però, anche di una storia di cui pochissimi sono a conoscenza, e che i più preferiscono dimenticare: la storia di una senzatetto, Mary Ann Nichols, detta Polly, che bivaccava come tanti a Trafalgar Square. A differenza della monarca, la sua identità sarebbe presto caduta nell’oblio, anche se il mondo avrebbe ricordato con grande curiosità il nome del suo assassino: Jack lo Squartatore. Polly fu la prima delle cinque vittime «canoniche» di Jack lo Squartatore, o di quelle la cui morte avvenne nel quartiere di Whitechapel nell’East End. Al suo omicidio seguì il ritrovamento dei cadaveri di Annie Chapman, Elizabeth Stride, Catherine Eddowes e Mary Jane Kelly. La brutalità degli omicidi di Whitechapel sconvolse Londra, soprattutto perché l’assassino riuscì a darsi alla macchia senza lasciare indizi circa la sua identità. Mentre il cosiddetto «autunno del terrore» volgeva al termine, Whitechapel si riempì di sedicenti giornalisti intenti a cavalcare l’onda. I giornali andarono a ruba e, in mancanza di informazioni certe da parte delle autorità, le pagine furono sommerse di infiorettature, invenzioni e voci infondate, come quella secondo cui i pensionati di Whitechapel fossero «bordelli di fatto, se non di nome», e quasi tutte le donne che vi risiedevano, con pochissime eccezioni, fossero delle prostitute. Per centotrenta anni le vittime di Jack lo Squartatore e le loro vite sono dunque rimaste invischiate in una rete di supposizioni, pettegolezzi e ipotesi inconsistenti, cosicché oggi, le storie di Polly, Annie, Elizabeth, Kate e Mary Jane portano ancora impressi il marchio e la forma che i valori vittoriani hanno dato loro: maschili, autoritari e borghesi. Valori elaborati in un’epoca in cui le donne non avevano né voce, né diritti. Ma chi erano queste donne, e come hanno vissuto prima che la loro esistenza venisse barbaramente spezzata dalla mano di un feroce assassino? Attraverso un imponente lavoro di documentazione e una scrittura che lo rende appassionante come un romanzo, “Le cinque donne” riesce pienamente nel suo obiettivo di dare un volto alle donne che per troppi anni sono rimaste oscurate da un mito, restituendo loro ciò che tanto brutalmente hanno perduto insieme alla vita: la dignità.

“Le vittime di Jack lo Squartatore non sono mai state solo “prostitute”. Erano figlie, mogli, madri, sorelle e amanti. Erano donne. Erano esseri umani. Questo in sé, deve bastare”.

Ho iniziato questo libro per una challenge, tutti conoscono la figura di Jack lo Squartatore, quel serial killer che nel 1988 uccise donne nel quartiere Whitechapel di Londra. Non fu mai identificato, alcuni dicono che fossero undici e altri sette ma gli vengono attribuiti almeno cinque omicidi, cinque donne apparentemente impegnate nella prostituzione. Ma quelle donne erano madri, mogli e figlie. Meritano di essere ricordati e di conoscere le loro storie. Hallie Rubenhold in questo libro ci avvicina alla vita di queste donne: Mary Ann Nichols (Polly), Annie Chapman, Elizabeth Stride, Catherine Eddwes e Mary Jane Kelly.

“Sin dalla loro venuta al mondo, le circostanze furono avverse a Polly, Annie, Elizabeth, Kate e Mary Jane. Cominciarono a vivere in condizioni svantaggiate. Non solo quasi tutte erano di bassa estrazione, ma appartenevano anche al sesso sbagliato. Prima ancora di imparare a parlare erano considerate meno importanti dei fratelli e un peso più gravoso per la società rispetto alle bambine benestanti. Il loro valore era già compromesso, prima ancora che riuscissero a dimostrarlo.”

Hallie Rubenhold attraverso una narrazione impeccabile, ricca di durezza e realismo e un esauriente lavoro investigativo ci mostra che le vittime di Jack lo Squartatore erano solo donne povere, ubriache, malate, che si sono ritrovate per strada perché abbandonate dai familiari e dalla società e non avevano altre opzioni. Ma prima avevano una famiglia, andavano a scuola, vivevano in case normali e solo due di loro si dedicavano alla prostituzione. Con la scusa di raccontare le vite di Mary Ann Nichols, Annie Chapman, Elizabeth Stride, Kate Eddowes e Jane Kelly, l’autrice ci racconta com’era la vita a Londra alla fine del XIX secolo; ci fa conoscere com’era l’organizzazione sociale, economica, culturale e politica dell’epoca vittoriana e ci fa vedere che accanto al lusso, ai balli e allo sfarzo c’è anche una Londra degradata, ci mostra l’insalubrità dei quartieri poveri, lo sfruttamento del lavoro, i manicomi, le grandi differenze di classe, le leggi che non proteggevano i poveri e gli indifesi soprattutto se donne dove qualsiasi cosa (la morte del marito o la separazione per il suo tradimento, il trauma per la perdita dei propri cari) era motivo per farle sprofondare verso una vita di impotenza, alcolismo, vagabondaggio, dipendenze e abbandono.

“Meritano più dei vuoti gusci umani in cui le abbiamo trasformate: sono state figlie che hanno chiamato a gran voce le madri, giovani donne innamorate che hanno sopportato il parto e la morte dei genitori, che hanno riso e festeggiato il Natale. Hanno litigato con i fratelli, pianto, sognato, sofferto e fatto piccole conquiste.”

L’autrice non descrive nessuno degli omicidi ma smonta tanti stereotipi sull’epoca, sulle cinque donne uccise e ci mostra come la polizia e, soprattutto, la stampa abbiano contribuito a creare quell’idea di donne di strada che, quindi, si meritavano quello che è successo a loro. Ed è per questo che l’autrice, nel tentativo di dare loro una certa dignità, ricostruisce la storia di ognuna di loro. La vita di queste donne è stata straziante per me, tutte più o meno sono accomunate dallo stesso destino, erano nel posto sbagliato al momento sbagliato, vulnerabili come donne e povere in una società riluttante a vederle e ad aiutarle, donne costrette a mendicare, a dormire all’aperto e a mettersi nelle mani di personaggi di dubbia reputazione.

Una donna che si trovava per strada, da sola, senza una protezione maschile, non poteva sopravvivere e non aveva modo di farlo se non attraverso la vendita del proprio corpo.

È un libro che mi è piaciuto leggere, mi è piaciuto che l’autrice, invece di concentrarsi sul mistero di Jack lo Squartatore, abbia voluto dare dignità a queste donne, che avevano già perso tanto e che non meritavano di perdere anche la vita.

Voto 4/5


Dal Libro

“Se gli omicidi di Whitechapel erano di qualche utilità, era per esporre le condizioni spaventose e indicibili dei poveri in quel quartiere. Gli accampamenti e le rivolte a Trafalgar Square erano solo una manifestazione visibile di quello che era stato un male cronico nel East End e nelle zone più povere di Londra. Jack lo Squartatore si è concentrato maggiormente su questi problemi”.

Mentre i ricchi si godevano il bel tempo protetti dai parasole e all’ombra degli alberi delle loro tenute fuori città, i senzatetto e i poveri ne approfittavano per creare una sorta di accampamento a Trafalgar Square.


Chi è Hallie Rubenhold

Nata a Los Angeles nel 1971 da padre britannico e madre statunitense, vive e lavora a Londra. Dopo aver conseguito un B.A. alla University of Massachusetts Amherst, ha ottenuto un M.A. all’Università di Leeds in storia dell’arte e storia britannica e un dottorato sul tema del matrimonio e dell’educazione dei figli nel XVIII secolo. Ha esordito nel 2005 con il saggio The Covent Garden Ladies basandosi sull’elenco delle prostitute operanti nella Londra georgiana dal 1757 al 1795 noto come Harris’s List of Covent Garden Ladies fornendo il materiale per la serie televisiva Harlots del 2017. Con Le cinque donne, biografia delle vittime accertate di Jack lo squartatore, ha ottenuto il Baillie Gifford Prize dedicato al miglior saggio nel 2019.


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