Svegliare i leoni

Titolo Svegliare i leoni

Autore Aylet Gundar-Goshen

Editore Feltrinelli

Pagine 320

Genere Narrativa Contemporanea

Titolo originale להעיר אריות

Svegliare i leoni – Sinossi

Il dottor Eitan Green è una persona onesta e un ottimo medico, impegnato a salvare vite. Una notte, guidando la sua jeep a tutta velocità nel deserto, investe un uomo, un migrante africano. L’uomo è ferito mortalmente e il dottor Green, preso dal panico, fugge. Questa decisione cambierà la sua esistenza. Il giorno dopo, una donna bella, misteriosa e dalla pelle nera bussa alla porta della casa di Eitan e gli porge il portafoglio perduto nel luogo dell’incidente. La donna lo ricatterà, ma non chiedendo soldi. Lo condurrà invece in luoghi, reali e interiori, che il dottor Green non avrebbe mai immaginato di dover esplorare. Svegliare i leoni è un romanzo che corre sul filo della suspense, coinvolgendo il lettore in una riflessione sulla fragilità dei princìpi morali, sulla vergogna e sui desideri proibiti che si celano in ognuno di noi; un testo potente, universale e intimo che guarda e fa luce nelle zone nebulose dell’anima ponendoci la domanda pressante: «E tu, che cosa avresti fatto?».

D’un tratto, tutto si è chiarito: doveva andarsene. Immediatamente. L’uomo disteso non si poteva salvare. Doveva provare a salvare almeno se stesso.

La storia di questo romanzo si svolge in Israele, a Beersheba dove Eitan, un medico neurochirurgo, è stato trasferito dopo aver minacciato di denunciare un altro medico per corruzione. Una notte, dopo ore di estenuante lavoro, frustato per essere finito in questo sperduto ospedale, decide impulsivamente di scacciare le sue frustrazioni correndo nel deserto che circonda Beersheba, ma accidentalmente investe un uomo eritreo. Eitan sa che il cranio dell’uomo è fratturato e che non si riprenderà mai. Sa che se porta l’uomo in ospedale o chiama la polizia, non potrà più svolgere la sua professione, anche se si avvalesse dell’aiuto della moglie Lait, che è una detective della polizia. Pensa a tutte le persone che potrebbe aiutare ma che non potrebbe più fare se venisse condannato per omicidio colposo; È in conflitto sull’idea di andarsene, ma è disperato e alla fine lo lascia lì, a morire sul ciglio della strada. Il giorno successivo, la vedova dell’uomo, Sirkit, si presenta a casa sua con il suo portafoglio chiedendogli, in cambio del suo silenzio, di lavorare per lei durante la notte in un garage e curare altri migranti eritrei. Inizia così il corso della sua nuova vita lavorando segretamente di notte, assistendo i profughi eritrei in un ospedale improvvisato, mentendo alla moglie, che intanto sta indagando sull’uomo trovato morto, e lavorando sempre sotto stress in ospedale.

Emigrare significa lasciare un posto per un altro, trascinandoti attaccato alla caviglia con una catena d’acciaio il posto che hai lasciato. Se emigrare è difficile, è perché è dura camminare per il mondo con un intero paese legato alla caviglia.

Il primo libro che ho letto di Gundar-Goshen, Una notte soltanto, Markovitch, è stato uno dei migliori libri che ho letto nel 2021, quindi ero molto entusiasta di leggere questo e pur non eguagliando il primo, mi è piaciuto molto. Fin dalla prima pagina, sono rimasta affascinata ancora una volta dallo stile di scrittura dell’autrice, sempre così accattivante e coinvolgente. La trama è sviluppata come un thriller e a volte l’ho trovata davvero forzata ma non è questo che affascina della storia ma i temi che l’autrice affronta: conflitti morali, ricatti, immigrazione clandestina, criminalità e disagio. La storia ci viene narrata da tre prospettive, quella di Eitan il neurochirurgo, di Sirkit la vedova eritrea e infine di Liat la moglie del dottore. Gundar-Goshen esamina i suoi personaggi e li ritrae con profondità ed emozione, ci fa entrare nei loro pensieri, nei loro desideri e nelle loro ansie descrivendoci in modo dettagliato il senso di colpa, la vergogna e tutti i loro sentimenti. Mentre leggevo il romanzo, continuavo a chiedermi perché i personaggi si comportassero in quel modo, in particolare il dottor Eitan Green, il protagonista principale per il quale provavo una vera antipatia, Eitan era davvero un uomo patetico, ridicolo e esasperante. Mi sono chiesta se Eitan avrebbe agito allo stesso modo se la persona investita fosse stata israeliana…Sirkit si presenta come una persona che ha subito sempre violenza sia dal marito che nei campi profughi, dopo la morte del marito si mostra buona e altruista ma man mano che la storia si evolve, la vediamo come manipolatrice, guidata solo dai suoi interessi.

Era lì per chiudere quella fosca storia che gli aveva rubato la pace e minacciato la famiglia, persino la vita. Per quanto la fosca storia l’abbia tormentato, l’aveva anche affascinato, sedotto, aveva rimestato nelle profondità dell’animo, come sempre fanno le storie fosche. Ma adesso basta. Le storie devono finire. La vita deve continuare per la sua strada tranquilla e sicura.

Svegliare i leoni è un romanzo inquietante, accattivante, pieno di tensione che pone domande morali. La domanda “Cosa faresti” ti torna in mente più e più volte, ed è questo il potere di questo libro. Ci comporteremmo diversamente se fossimo Eitan? E se fossimo Sirkit? Quanto ci conosciamo davvero e quali strade siamo disposti a intraprendere per mantenere la nostra vita in carreggiata? Il libro ci fa riflettere sulle conseguenze di ogni decisione che prendiamo. Il protagonista subisce gravi conseguenze dopo la decisione di fuggire e di nascondere quello che aveva fatto, il libro ci mostra quanto facilmente i segreti e le bugie possano diventare incontrollabili e distruttivi. Ma non è solo una storia introspettiva sulla morale la storia ci mostra la crisi dei rifugiati, i profughi eritrei, e i conflitti interni che sorgono fra le diverse popolazioni e su come Israele persegue i piani per estradare i rifugiati africani. È stata una storia intensa e avvincente.

Voto 4/5


Dal Libro

Nessuno può conoscere perfettamente un’altra persona. Nemmeno se stesso. Rimane sempre una zona cieca. Una linea invisibile taglia il suo tavolo. A destra, la foto della testa rotta. Un caso aperto. Un mistero irrisolto. A sinistra, la foto del suo amato, perfettamente noto: Eitan che abbraccia i due figli. Sullo sfondo, il prato, e anche se l’inquadramento è parziale, Liat sa perfettamente cosa c’è fuori campo. Potrebbe ripetere anche dormendo l’ordine dei vasi in giardino. Conosce a memoria il suo giardino, conosce a memoria il suo uomo, perciò non conosce il colpevole. Lancia un’occhiata veloce alla fotografia incorniciata, conosciuta, di suo marito. Poi fissa il cranio aperto sulla destra e si chiede: chi è stato a farti questo? E dov’è adesso?



Chi è Aylet Gundar-Goshen

Ayelet Gundar-Goshen

Gundar-Goshen Ayelet nasce nel 1982. Si è laureata in Psicologia clinica all’Università di Tel Aviv. Redattrice per uno dei principali quotidiani israeliani, è attivista del movimento per i diritti civili del suo paese. È anche autrice di sceneggiature che hanno riscosso successo di critica e vari premi, tra cui il Berlin Today Award e il New York City Short Film Festival Award. Una notte soltanto, Markovitch ha vinto in Israele il Premio Sapir per la migliore opera prima.

Bibliografia: Una notte soltanto, Markovitch, Giuntina, 2015 Svegliare i leoni, Giuntina, 2017, Bugiarda Giuntina, 2019


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