Avevano spento anche la luna

Titolo Avevano spento anche la luna

Autore Ruta Sepetys

Editore Garzanti

Pagine 304

Genere Narrativa Storica

Titolo originale Between Shades of Gray

Avevano spento anche la luna – Sinossi

Lina ha appena compiuto quindici anni quando scopre che basta una notte, una sola, per cambiare il corso di tutta una vita. Quando arrivano quegli uomini e la costringono ad abbandonare tutto. E a ricordarle chi è, chi era, le rimangono soltanto una camicia da notte, qualche disegno e la sua innocenza. È il 14 giugno del 1941 quando la polizia sovietica irrompe con violenza in casa sua, in Lituania. Lina, figlia del rettore dell’università, è sulla lista nera, insieme alle famiglie di molti altri scrittori, professori, dottori. Sono colpevoli di un solo reato, quello di esistere. Verrà deportata. Insieme alla madre e al fratellino viene ammassata con centinaia di persone su un treno e inizia un viaggio senza ritorno tra le steppe russe. Settimane di fame e di sete. Fino all’arrivo in Siberia, in un campo di lavoro dove tutto è grigio, dove regna il buio, dove il freddo uccide, sussurrando. E dove non resta niente, se non la polvere della terra che i deportati sono costretti a scavare, giorno dopo giorno. Ma c’è qualcosa che non possono togliere a Lina. La sua dignità. La sua forza. La luce nei suoi occhi. E il suo coraggio. Quando non è costretta a lavorare, Lina disegna. Documenta tutto. Deve riuscire a far giungere i disegni al campo di prigionia del padre. E l’unico modo, se c’è, per salvarsi. Per gridare che sono ancora vivi.

“Ti sei mai chiesto quanto vale una vita umana? Quella mattina il prezzo della vita di mio fratello è stato un orologio da taschino.”

Questa storia ci racconta delle barbarie a cui furono sottoposti i popoli russi: estoni, lituani e lettoni, durante il governo di Stalin. Un giorno nel giugno del 1941 Lina, la nostra protagonista insieme alla madre Elena ed al fratello Jonas, vengono prelevati dalla loro casa in Lituania e deportati insieme a tanti altri vicini verso una destinazione incerta. Da quel giorno tutto diventa un incubo per la famiglia e per migliaia di persone che si trovano nella loro stessa situazione.

“Mentre il freddo si insinuava nelle capanne, anche la generosità si congelava”.

Ho letto molti libri basati sulla seconda guerra mondiale, ma devo confessare che non conoscevo bene di questo momento storico tra la Russia e i paesi baltici, dell’olocausto orchestrato da Stalin per i popoli della Lituania, della Lettonia, dell’Estonia. Questa storia ci insegna cosa è successo alle persone istruite di quei paesi: medici, insegnanti, professori, avvocati, ecc. che rappresentavano una minaccia per la sottomissione del Paese per cui sono stati trattati come traditori, ladri, cospiratori e deportati in campi di concentramento – gulag – dove lavoravano per ore al freddo, affamati, dove venivano torturati e spesso uccisi per banalità.

Piantai un seme d’odio nel mio cuore. Giurai che sarebbe cresciuto fino a diventare un albero imponente, le cui radici li avrebbero strangolati tutti.

La prosa di Ruta Sepetys è semplice ed accurata, racconta quello che deve dire senza giri di parole e nello stesso tempo riesce a trasferire tutte le emozioni della protagonista. I capitoli sono brevi e questo rende la lettura molto scorrevole, per quanto concerne la trama, la storia si basa su eventi realmente accaduti, storie raccolte attraverso un lavoro investigativo tra storici, sopravvissuti e parenti, e rappresenta un omaggio al padre e alle migliaia di vittime che hanno concluso i loro ultimi giorni nei Gulag stalinisti.

Il successo significava sopravvivere. Il fallimento significava morire. Io volevo la vita. Volevo sopravvivere.

Lina è una ragazza di 15 anni, figlia di un rettore universitario, innocente e buona, che ama dipingere e sogna di fare l’artista ma il suo sogno si infrange quella notte di giugno quando alcuni agenti dell’l’NKVD (oggi KGB) la prelevano da casa sua per deportarla. Attraverso la sua voce, limpida e potente, Lina racconta il lungo e faticoso viaggio che intraprendono, insieme ad altri deportati lituani, verso i campi di lavoro in Siberia, il duro lavoro, la fame, la sete, il freddo, le malattie e tutte le atrocità che sono costretti a sopportare. La sua unica via di fuga è un album da disegno in cui cattura ciò che succede, con la determinazione di inviare messaggi a suo padre in modo che sappia che sono ancora vivi. Anche il suo amore per Andrius, un ragazzo che conosce a malapena ma che, non vuole perdere, le dà la speranza di andare avanti. Ma la speranza è sufficiente per mantenerli in vita? Ho adorato Lina, per quel grande coraggio che ha, per la sua determinazione, per la sua voglia di vivere e di combattere, per come combatte per i suoi cari… oltre a Lina, mi è piaciuto lo spirito combattivo di sua madre Elena, il cinismo di Andrius e anche il tocco di innocenza del fratello Jonas. Qualcosa che mi è piaciuto molto di questo libro è che l’autrice ci mostra situazioni molto difficili, ma intervalla tutti quei dolori con piccoli ricordi felici del passato, piccole gioie quotidiane.

Nel 1989, poco prima della conquista dell’indipendenza da parte della Lituania, alcuni ex deportati organizzarono una spedizione sul delta del fiume Lena per cercare i resti di coloro che morirono durante la detenzione nei gulag. Arrivati lì, costruirono delle tombe e dei monumenti funerari in ricordo dei loro cari.

“L’amore è l’esercito più potente. Che sia amore per un amico, amore per la patria, amore per Dio o anche amore per il nemico, in ogni caso l’amore ci rivela la natura davvero miracolosa dello spirito umano.”

Avevano spento anche la luna è un romanzo che ci fa entrare direttamente negli eventi storici ed è impossibile non condividere l’orrore e l’impotenza dei suoi personaggi, ma ci racconta anche, come nell’orrore, i rapporti umani, la compassione, l’empatia, l’amore e il coraggio siano l’unica via di fuga per sopravvivere; il modo in cui i personaggi fanno di tutto per aiutare gli altri, la speranza di tornare un giorno a casa, di rivedere le loro famiglie e quella voglia di continuare a vivere nonostante le avversità, questi sono messaggi che toccano il cuore. È una storia dura, crudele, ingiusta e disumana che va letta

Voto 4/5


Dal Libro

Mi ricordai che il papà aveva parlato del fatto che Stalin avesse confiscato la terra, gli attrezzi e gli animali ai contadini. Ordinava loro quali raccolti produrre e decideva quanto sarebbero stati pagati. Pensavo che era una cosa ridicola. Come poteva Stalin prendere, come se niente fosse, qualcosa che non gli apparteneva, per cui un contadino e la sua famiglia avevano lottato tutta la vita? «È il comunismo, Lina», aveva detto il papà.


L’AUTORE

Ruta Sepetys

Ruta Sepetys è nata negli Stati Uniti il 19 novembre 1967 (età 54 anni), da una famiglia di rifugiati lituani la cui storia ha ispirato il suo primo romanzo, il bestseller Avevano spento anche la luna (2011). Sono seguiti i romanzi Una stanza piena di sogni (2013), Ci proteggerà la neve (2016) e L’orizzonte ci regalerà le stelle (2020). Vive nel Tennessee con la sua famiglia.


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