Le cose umane

Titolo Le cose umane

Autore Karine Tuil

Editore La nave di Teseo

Pagine  352

Genere Narrativa Contemporanea

Titolo originale Les Choses humaines

Le cose umane – Sinossi

I Farel sono una coppia di potere. Jean, rispettato giornalista, presenta da oltre trent’anni un famoso programma politico alla televisione; Claire è un’intellettuale nota per il suo impegno femminista. Il figlio, Alexandre, frequenta una prestigiosa università americana. Tutto sembra funzionare alla perfezione per loro. Ma un’accusa di stupro sconvolgerà questa impeccabile costruzione sociale. Il sesso e la volontà di distruzione sono il cuore di questo romanzo che mette a nudo le dinamiche impietose della macchina giudiziaria e indaga il mondo contemporaneo, i suoi impulsi, le voglie e le paure. Chi è davvero sicuro di non finire un giorno preso in un simile ingranaggio?

Tra l’alfa e l’omega, con un po’ di fortuna, si amava, si era amati. La cosa non durava, prima o poi si finiva con l’essere sostituiti. Non c’era da ribellarsi, era il corso invariabile delle cose umane”.

Jean Farel è un importante giornalista televisivo, sua moglie Claire una scrittrice ben nota per il suo impegno femminista, il loro figlio Alexandre è di bell’aspetto, atletico, intelligente e studia in un’università d’élite in America. Tutto è fantastico, finché Alexandre non viene accusato di stupro; una mattina la polizia arriva alla porta dei Farel, perché una giovane donna ha sporto denuncia contro di lui per stupro. La notizia viene subito diffusa dai notiziari ed inizia così un lungo processo non solo in tribunale ma anche mediatico, soprattutto anche perchè Claire aveva fatto delle goffe dichiarazioni sugli stupri, avvenuti precedentemente a Colonia per opera di immigrati, dicendo che gli stupri fossero un prodotto della cultura islamica, dove le donne sono considerate come oggetti.

“Al sesso e alla lusinga della devastazione, al sesso e al suo impulso selvaggio, tirannico, irrefrenabile, Claire aveva ceduto come gli altri, buttando all’aria in un colpo di testa, in uno slancio irresistibile, tutto ciò che aveva pazientemente costruito, cioè una famiglia, una stabilità emotiva, un punto fermo durevole. (…)

Il tema centrale di questo romanzo è una causa per aggressione sessuale, Karine Tuil -ispirata dal caso di una giovane donna vittima di stupro nel campus della Stanford University nel 2016 e dal dibattito sul movimento #MeToo – con una prosa limpida, scorrevole e critica, inizia la storia presentandoci i protagonisti principali e precisamente la famiglia Farel. Nella prima metà del libro conosceremo in modo più approfondito la vita, le relazioni e il contesto sociale in cui vivono.

Jean Farel è il padre di Alexandre e ha già più di 70 anni, è egocentrico, un veterano del giornalismo televisivo che crede di essere insostituibile, che nessuno possa essere meglio di lui, i suoi metodi per mantenere il successo e assicurarsi il suo potere sono tutt’altro che moralmente giustificabili. Tratta le donne come oggetti ed usa la sua posizione di potere per fare sesso con loro, senza preoccuparsi di quanto possa essere umiliante per la donna. È così interessato al potere e al denaro che non gli importa cosa succede a sua moglie e suo figlio. Sua moglie Claire è molto più giovane di lui e l’amore non è mai stato importante all’interno della loro relazione, era un rapporto di amichevole convivenza fino a quando Claire s’innamora di un giovane e lascia il marito, cosa che a lui non importa più di tanto basta che non scalfisca la sua reputazione. Per me, Jean è stato il peggior personaggio del libro a lui importava solo della carriera, del denaro, del potere e di come venisse percepito dal pubblico.

Claire è una donna affermata, scrive saggi e libri, si occupa delle questioni femministe e vuole aiutare le donne a difendersi, ma sembra ignorare il fatto che suo marito incarna esattamente il contrario; e secondo me Claire lo ignora deliberatamente. Sebbene i due si separino, alla fine restano sempre uniti per via del figlio. Ho provato molto pena per lei, dopo tutto ciò per cui ha combattuto e per cui ha parlato, è davvero combattuta dall’accusa di stupro verso il figlio, voleva fare la cosa giusta ma alla fine getta i suoi valori e le sue convinzioni per sostenere suo figlio, e questo non le fa bene.

Alexandre vive una vita agiata, è intelligente, viziato, quasi senza scrupoli, e lo deve all’ educazione che ha ricevuto, non ha avuto un’infanzia felice i genitori erano quasi sempre assenti e per loro era importante che lui si comportasse bene e che eccellesse in tutto sottoponendolo quindi a continue pressioni. Ed è così che anche nei rapporti con le donne ottiene ciò che vuole, del resto suo padre gli ha dato l’esempio più e più volte su come comportarsi nei confronti delle donne. Per lui è importante esibirsi, avere successo per soddisfare le richieste dei suoi genitori ma allo stesso tempo sembra un giovane profondamente infelice, e quando riceve l’accusa di stupro sembra profondamente sorpreso, non aveva minimamente percepito che la ragazza non fosse consenziente.


Nella seconda parte ci narra in modo magistrale il lungo processo: l’ingerenza della società, la pressione dei media, il calvario a cui viene sottoposta Mila la giovane che ha sporto denuncia, una ragazza liceale mentalmente fragile, che deve raccontare più volte quello che le è successo, e che non le sarà risparmiato nulla.

“Le donne osavano parlare, cominciavano insieme a dire ciò che avevano sopportato, tenuto nascosto per così tanto tempo. Per Claire il dilemma stava nel vivere una simile promessa di riorganizzazione sociale […] e, al tempo stesso, nell’analizzare con la maggiore obiettività possibile ciò che veniva raccontato al processo…”

Karine Tuil con questo libro stimola la riflessione sulla nostra società e su come ci relazioniamo con gli altri, su come siamo succubi dei social media ma soprattutto pone un faro sulla violenza sessuale e molti interrogativi sui processi per stupro. Quanto possono essere influenzate le giurie dai processi mediatici? Quanto la condizione elitaria del condannato possa determinare il verdetto? Quante violenze psicologiche devono subire le vittime di stupro? Che impatto ha un evento del genere sulla vita di tutte le persone coinvolte? Per me è stato difficile leggere come fosse ritratta Mila, come l’avvocato difensore volesse trasformarla in una giovane che ubriaca, si era lasciata attrarre da Alexandre per poi cambiare idea all’ultimo momento, ma siccome “non aveva gridato” di conseguenza era consenziente, “di certo ha mandato dei segnali” per cui era facile fraintendere le intenzioni… queste le molte supposizioni e così la vittima ha le sue colpe, quante volte abbiamo sentito “era vestita in modo succinto …se l’è cercata” e mi indigna, ancora oggi, sentire questi giudizi e a volte anche da donne. Sono rimasta scioccata di come hanno scandagliato la sua vita privata per dimostrare che non era una ragazza ingenua, che aveva avuto una relazione con un uomo sposato e quindi non era una ragazza irreprensibile; sono già questi pregiudizi che condannano le donne. Dall’altra parte abbiamo il giovane Alexandre, esempio emblematico di come ancora sussista quella cultura maschilista, di come viene vista la donna per gli uomini, di come farne un trofeo di conquista e di come questo, in virtù sempre di quella cultura maschilista è quasi un comportamento normale, accettabile, non condannabile. Però allo stesso la Tuil, verso la fine del libro, ci pone una riflessione su quanto possa essere labile quella linea del consenso, su com’è difficile a volte capirlo, e su come può essere anche usata per vendetta, ripicca. Certo è che i rapporti fra i due sessi sono estremamente fragili, complicati.

“Non c’è un’unica verità. Si può assistere alla stessa scena, vedere la stessa cosa e interpretarla in maniera diversa.”

Che dire…è un problema di cui bisogna parlare, c’è ancora la necessità di affrontare quest’argomento per crescere come società e questo romanzo è importante perché ci fa riflettere, per cui è un libro che mi sento di consigliare.

Voto 4,5/5

Curiosità: da questo romanzo è stato tratto il film di Yvan Attal con Charlotte Gainsbourg, Pierre Arditi e Mathieu Kassovitz, nella selezione ufficiale della 78° Mostra del Cinema di Venezia.
Vincitore del Prix Interallié e Prix Goncourt des Lycéens 2019.


Dal Libro

“Si era spesso delusi dalla vita, da se stessi, dagli altri. Si poteva tentare di essere positivi, qualcuno avrebbe finito con lo sputarti in faccia la sua negatività e la positività si annullava. Di quell’equilibrio mediocre si crepava, ma lentamente, a singhiozzo, con pause rassicuranti che offrivano una breve euforia: una gratificazione qualunque, l’amore, il sesso… dei flash, la certezza di essere vivi. Era nell’ordine delle cose. Si nasceva, si moriva.


L’AUTORE

Karine Tuil è nata nel 1972 a Parigi. Con L’invenzione della vita (2015), finalista al premio Goncourt, e candidato al premio delle Lettrici di “Elle”, al Prix des Libraires e al Prix Interallié, ha avuto uno straordinario successo, affermandosi come una delle voci più interessanti della narrativa di oggi. Nel 2016 ha pubblicato L’incoscienza (La Tartaruga, 2019), selezionato per numerosi premi tra cui il Prix Goncourt, il Prix Interallié e il Grand Prix du Roman de l’Académie française. Si occupa anche di teatro e cinema e collabora con diverse riviste, tra cui “Le Monde 2” e “Livres Hebdo”. Le cose umane è il suo undicesimo romanzo; vincitore del Prix Interallié e del Prix Goncourt des Lycéens 2019 è in corso di traduzione in 12 lingue e ha venduto oltre 300.000 copie in Francia. Da questo romanzo il regista Yvan Attal ha tratto l’omonimo film con Charlotte Gainsbourg, Matthieu Kassovitz e Pierre Arditi, selezionato per la settantottesima Mostra del Cinema di Venezia.


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