Le notti Bianche

Titolo Le notti bianche

Autore Fedor Dostoevskij

Editore Feltrinelli

Genere Classici

Pagine 176

Titolo originale Белые ночи

Le notti bianche Sinossi

Si chiama «notte bianca», a San Pietroburgo, quel periodo dell’estate durante il quale il sole tramonta verso le nove di sera e si alza verso l’una del mattino.Scritto nel  1848 è stato definito dall’autore stesso il suo romanzo “sentimentale”, nel senso che il lavoro si basa sui sentimenti, le emozioni e le esperienze emotive dei personaggi.

La trama ruota attorno alla relazione tra i due personaggi: il narratore (sognatore) e Nastenka . Sono anime gemelle – sognatori. L’eroe sognatore si innamora gradualmente di una ragazza dolce e delicata che sogna l’amore. Ma, ahimè, Nastenka  ama un altro. In quasi tutto il romanzo l’eroe è tormentato tra il suo amore non corrisposto, che considera “egoismo”, e il desiderio di felicità della sua amata. L’eroe è infelice, non vive una vita “vera”, spenta e incolore, ma i suoi sogni. E ora sembra che una scintilla di vera felicità sia balenata: Nastenka , credendo che il suo amato l’abbia tradita, è già pronta a dare il suo cuore all’eroe. Ma non il destino: il suo fidanzato appare improvvisamente nella sua vita e la ragazza se ne va con lui. E il nostro eroe rimane solo, definendo questo incontro solo una scintilla di felicità, ma che per cui vale la pena vivere.

“C’è così poca vita reale in me, momenti come questo, come questo, sono così rari per me che mi è impossibile non ripeterli nei miei sogni”.

“Un sognatore – nel caso serva una definizione dettagliata – non è una persona, si sa, ma una creatura di genere neutro. Vive per lo più in qualche angolo inaccessibile, come se si nascondesse anche dalla luce del giorno e, quando si chiude in se stesso , si aggrappa al suo angolino come una lumaca…”

Le notti bianche racconta la storia di un giovane un po’ un sognatore, come si definisce lui stesso, immerso nella solitudine, un uomo che non conosce l’amore o la felicità, vaga senza meta per la città di notte, cercando di riempire i vuoti della sua esistenza. Una notte incontra una donna che piange, e coraggiosamente si avvicina a lei e la consola. Sebbene Nástienka, sia fidanzata con un altro uomo, finiscono per passare quattro notti a conoscersi e presto inizia a sentire che i sogni possano avverarsi. Più si sente vicino a lei, più si allontana dalla sua vita solitaria.

“Se la mia mano trema è perché una mano così dolce e piccola come la sua non l’ha mai abbracciata. Mi sono liberato delle donne, cioè non mi sono mai abituato, sono solo…”

Questo è un romanzo breve ma di grande spessore, la struttura è narrata in quattro notti e una mattina. E sono le notti bianche di San Pietroburgo, nel bel mezzo del solstizio d’estate, dove l’oscurità è minima e le notti sono limpide, come se fosse sempre giorno, che ci forniscono l’intera atmosfera, in cui il nostro protagonista s’innamora e inizia a sognare di raggiungere la felicità per terminare con una meravigliosa mattinata.

Raccontato in prima persona dal protagonista della storia, Dostoevskij ci emoziona facendoci entrare nel mondo interiore di questo personaggio colpito dalla solitudine e dal passare del tempo, dall’immobilità di fronte alla vita. La psicologia del personaggio è trattata così bene, che la sua infatuazione è perfettamente comprensibile.

Le notti bianche è una storia di solitudine e di crepacuore. Nelle sue righe piene di nostalgia, troviamo riflessa l’anima del protagonista, che ci racconta di come sia alla continua ricerca del senso della sua vita, che si aggira per le strade tristi e solitarie, rimuginando nei suoi lunghi pensieri, nella sua tristezza e malinconia.

“Un momento di felicità! Non è abbastanza per un’intera vita umana?

A differenza di Delitto e Castigo, ho amato questa lettura, leggerla è stata un vero incanto. Non è affatto solamente una storia d’amore, ma di sentimenti e di riflessione verso chi ci sta intorno, ed ho colto una piccola luce di speranza che dà a un essere umano la capacità per rinascere e continuare a vivere.

Classificazione: 4 su 5.

Dal libro


“C’è qualcosa di indicibilmente commovente nella natura del nostro Pietroburgo quando arriva la primavera e, all’improvviso, mostra tutta la sua potenza, tutte le forze con cui il cielo l’ha abbellita, si ripara con la vegetazione, è scintillante, i fiori sono vestiti in sfumature… In qualche modo mi ricorda involontariamente quella ragazza appassita e delicata che a volte guarda con dolore, a volte con un certo amore compassionevole, a volte semplicemente non si ferma a lei, ma che in un istante e come improvvisamente diventa indicibile e meravigliosamente bella, e tu, stupita, inavvertitamente ti chiedi: quale forza ha fatto brillare di tale luce quegli occhi tristi e pensosi? “



AUTORE

Fedor Dostoevskij

Nato a Mosca nel 1821, Dostoevskij rimase presto orfano di madre; il padre, un medico militare, morì in seguito, alcolizzato. Studiò ingegneria all’Istituto militare di San Pietroburgo. Dopo un periodo a Mosca (1843) come impiegato statale, si dimise per dedicarsi alla letteratura. Nel 1846 uscirono i fortunati racconti di Povera gente e il romanzo Il sosia.
Permeato, come molti altri intellettuali, da idee socialiste e utopiste, Dostoevskij aderì a un gruppo di giovani liberali. Nel 1849 fu arrestato dalla polizia e, dopo otto mesi di carcere, condannato a morte (22 dicembre 1849); fu quindi condotto, insieme ad altri diciannove compagni, sul luogo dell’esecuzione; poco prima che i gendarmi facessero fuoco, gli fu annunziata la commutazione della pena in quattro anni di lavori forzati in Siberia. Durante la prigionia si ammalò di epilessia. Scontata la pena, si arruolò come soldato. Nel 1857 sposò una vedova, ma se ne separò presto.
Nel 1859 poté rientrare a San Pietroburgo, dove si tuffò nell’attività letteraria: con il fratello Michail e altri fondò la rivista Vremja (Il tempo); quindi pubblicò alcuni scritti umoristici e nel 1861 le Memorie da una casa dei morti, sulla vita di deportato in Siberia. Il libro colpì lo zar Alessandro II e gli procurò nuova fama, rinsaldata da altri romanzi: Umiliati e offesi (1861), Ricordi dal sottosuolo (1864), Delitto e castigo (1866).
Nel 1866 si risposò con la giovane stenografa Anna Snitkina; poco dopo i due coniugi dovettero fuggire dalla Russia per debiti. Rimasero all’estero per alcuni anni (1867-71), passando dalla Germania alla Svizzera, a Firenze. La morte di una figlioletta, vissuta pochi giorni appena, suscitò nello scrittore un doloroso immenso. L’idiota (1868-69) fu accolto freddamente, ma I demoni (1873) ottenne grande successo. Dostoevskij e la moglie poterono così rientrare a San Pietroburgo. Pressato dai creditori e dagli impegni con gli editori, scrisse e pubblicò altri due grandi romanzi, L’adolescente (1875) e I fratelli Karamazov (1879-80). Dal 1873 e con vari intervalli Dostoevskij compilò il Diario di uno scrittore, originale dialogo giornalistico con i lettori sui temi più scottanti del momento.
La sua fama era al culmine: nel giugno 1880 tenne la commemorazione pubblica, a Mosca, del centenario di Puskin. Morì il 28 gennaio 1881, onorato con funerali solenni.

.


Lascia un commento