Il ballo

Titolo Il ballo

Autore Irène Némirovsky

Editore Theoria

Pagine 160

Genere Classici

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Trama

La famiglia Kampf è diventata ricca da un giorno all’altro e desidera organizzare un sontuoso ballo nella loro nuova casa per farsi conoscere dall’aristocrazia del paese. Inizia l’invio di circa duecento inviti al ballo, seguito da tutti i preparativi necessari. La figlia della coppia, Antoniette, è un’adolescente incompresa che non è d’accordo con la festa che sua madre ha deciso di celebrare e ancor meno con il divieto di parteciparvi, quindi prenderà una decisione alquanto vendicativa, non spedire i biglietti d’invito; la sera della festa i Kampf attendono inutilmente l’arrivo degli ospiti e poiché non hanno nessuna esperienza della vita sociale, non riescono a spiegarsi in nessun modo la defezione degli invitati.

«Arricchiti volgari, ignoranti… Ah, come aveva riso di loro tutta la sera!
E loro naturalmente non si erano accorti di nulla […]. Con che diritto la mandava a letto, la puniva, la ingiuriava? Ah, vorrei che morisse!».

Il breve racconto di Nemirovsky nasconde nelle sue pagine un’analisi estremamente critica ed acuta della Parigi degli anni ’30 e del suo ambiente che, in realtà, hanno un carattere senza tempo, dai complessi d’inferiorità ai rapporti genitori-figli, dal carrierismo al gioco delle apparenze, dalle incomprensioni all’adolescenza. Mi piace come critica quelle famiglie che fanno di tutto per inserirsi in un ambiente elitario, anche se pieno di ipocrisie e falsità, mi piace molto come descrive quei sentimenti di egoismo, rabbia, invidia e gelosia. Nel caso di questo romanzo, le relazioni artificiali tra madre e figlia sono piene di malizia, sono meschine e vendicative.

Una lettura ironica molto interessante e piacevole.

Classificazione: 3.5 su 5.

📕 Dal libro

«Un ballo… Mio Dio, era mai possibile che lì, a due passi da lei, ci fosse quella cosa splendida, che lei si immaginava vagamente come un insieme confuso di musica sfrenata, di profumi inebrianti, di abiti spettacolari… Di parole d’amore bisbigliate in un salottino appartato, oscuro e fresco come un’alcova… e che quella sera venisse messa a letto, come tutte le sere, alle nove, quasi fosse un bebè… Forse alcuni uomini, sapendo che i Kampf avevano una figlia, avrebbero chiesto di lei ».


AUTORE

Irène Némirovsky

Nata a Kiev, in Ucraina, da una famiglia ebrea benestante (il padre era banchiere), la scrittrice ha vissuto in Russia fino alla rivoluzione d’autunno. Poiché i Némirovsky erano vicini allo Zar, si dovettero trasferire in Scandinavia e infine in Francia, dove la famiglia era già solita trascorrere le vacanze. Irène crebbe con una bambinaia francese fin dalla tenera età, tanto che imparò prima il francese del russo. Tanto era stretto il legame con la tata, quanto era distante e freddo quello con la madre Fanny. Il Ballo, una delle sue novelle più acclamate, prende spunto dal rapporto difficile con la madre. L’opera racconta di Antoinette, ormai quattordicenne, ma a cui la madre vieta di partecipare a un ballo organizzato in casa per paura di sfigurare davanti alla giovinezza della figlia. Nel 1926 sposa l’ingegnere russo Michel Epstein con cui ha due figlie e nel 1929 diventa celebre con il suo David Golder, che le procura anche accuse di antisemitismo per via dell’aspra ironia con cui dipinge il protagonista eponimo del romanzo. Con l’inasprirsi delle leggi razziali, nel 1939 si fa battezzare cattolica a Parigi, ma nel 1940 le viene proibito di pubblicare, anche se l’editore Horace de Carbuccia viola la legge continuando a occuparsi delle sue opere. Si trasferisce in campagna con la famiglia e lavora a Suite Francese. Nel luglio 1942 viene arrestata e deportata. Invano il marito e i suoi editori si mobilitano per ritrovarla. Malata di tifo, viene uccisa ad Auschwitz. Le figlie, tuttavia, raccolgono i lavori della madre e permettono la pubblicazione di Suite Francese. Inoltre, basandosi sui diari e i carteggi della donna, ne scrivono la biografia, Mirador. E’ scomparsa il 17 agosto del 1942 nel campo di concentramento di Auschwitz dopo un solo mese dalla deportazione.


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