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Titolo Trilogia della città di K
Autore Agota Kristof
Editore Einaudi
Pagine 380
Genere Thriller
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Trilogia della città di K è una raccolta dei tre romanzi che Agota Kristof ha pubblicato tra il 1986 e il 1991: Il grande quaderno, La prova, La terza menzogna. In tutti ci sono temi ricorrenti nella letteratura di guerra, come la solitudine, la crudeltà, la fame, la disumanizzazione…
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Nel Grande quaderno incontriamo per la prima volta Claus e Lucas, due gemelli, la madre non potendo più sostenerli, li porta a casa della nonna. Una vecchia odiosa, crudele e spietata, e con lei impareranno lezioni molto dure ed estreme. Claus e Lucas scrivono tutti i loro progressi della vita quotidiana in un grande quaderno, come sopportare la fame o saper stare fermi senza muoversi, e sviluppano le proprie regole di condotta, assolutamente immorali.
Nella Prova i fratelli si separano, Claus attraversa il confine e Lucas rimane in città. In questo testo ci vengono raccontate le vicende della vita di Lucas ora che è solo; i suoi rapporti con le donne, la sua routine, le sue responsabilità, ecc.
Infine, nella Terza menzogna , l’altro gemello torna dall’Occidente. Ma i suoi ricordi sono tutti incasinati, dov’è il suo gemello? È mai esistito?
“Ci sono vite che sono più tristi del più triste di tutti i libri.”
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Leggere Il grande quaderno significa trovarsi faccia a faccia con una realtà così crudele, fredda e diretta, che in molte occasioni dovremo fermarci a rileggere le righe. È così brutale che lascia senza parole, non avevo letto niente di simile, è molto scioccante e difficile, soprattutto con due bambini come protagonisti e narratori, che sono quelli che scrivono sul quaderno tutto ciò che accade loro. Ogni pagina è un pugno nello stomaco che ti toglie il fiato.
La prova, invece, getta un po’ di luce sulla storia di questi gemelli, come l’età dei bambini o il colore dei capelli, e approfondisce il tema comune dei tre romanzi: la menzogna come comune denominatore, il dolore e la morte.
Infine La terza menzogna, ci getta nel caos più totale la bugia che è stata svelata riesce a confonderci e non sappiamo la differenza tra Claus e Lucas. Non sappiamo più chi è chi, chi ha detto cosa o chi dei due è stato colui che ha lasciato il loro paese. La confusione arriva a un punto tale che non sappiamo più cosa abbiamo letto.
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Lo stile
Il grande quaderno: è narrato alla prima persona plurale, con la visione di un bambino, senza descrizioni e con capitoli brevi. Voto 5
“La chiamiamo Nonna. La gente la chiama la Strega. Lei ci chiama figli di cagna.“
Un uomo dice: – Tu chiudi il becco! Le donne non sanno niente della guerra. La donna dice: – Non sanno niente? Coglione! Abbiamo tutto il lavoro, tutte le preoccupazioni: i bambini da sfamare, i feriti da curare. Voi, una volta finita la guerra siete tutti degli eroi. Morti: eroi. Sopravvissuti: eroi. Mutilati: eroi. E’ per questo che avete inventato la guerra, voi uomini. E’ la vostra guerra. L’avete voluta voi, fatela allora, eroi dei miei stivali!“
La Prova: il narratore è onnisciente, iniziano a comparire più descrizioni e viene incluso anche un rapporto finale. Voto 3
“Diceva che il luogo ideale per dormire era la tomba di una persona amata.“
“Sono convinto, Lucas, che ogni essere umano è nato per scrivere un libro, e per nient’altro. Un libro geniale o un libro mediocre, non importa, ma colui che non scriverà niente è un essere perduto, non ha fatto altro che passare sulla terra senza lasciare traccia.“
La terza menzogna: il narratore è in prima persona al singolare, con una visione più adulta della situazione. Voto 4
“Un libro, per triste che sia, non può essere triste come una vita.“
“La vita è di un’inutilità totale, è non-senso, aberrazione, sofferenza infinita, invenzione di un Non-Dio di una malvagità che supera l’immaginazione.“
Questi libri come stile narrativo sono molto differenti fra loro ma condividono tutti la scarsità di elementi temporali e spaziali: non vengono citati il paese, la città o l’anno, né la guerra di cui sono vittime, inoltre giocano con ciò che è verità e ciò che è memoria in un modo assolutamente avvincente.
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Finalmente dopo mesi di rinvio, ho letto questo libro e devo dire che mi è piaciuto molto, anche se è difficile recensirlo, perché non è un libro come gli altri. È diretto, crudo, spietato, crudele, ti dice le cose come stanno, poco importa se è scomodo o violento; quello che fa questo romanzo è darci un assaggio della crudeltà e della durezza che esiste durante la guerra. La Kristof ha un modo tutto suo di scrivere, ha una grande capacità di sviluppare ambientazioni e personaggi in base alla storia che ci sta raccontando e ha un abilità impressionante nel giocare con il lettore, intreccia la trama, questo avanti e indietro tra verità e bugie, tra Claus e Lucas, tra realtà e immaginazione è eccezionale.
Leggere Trilogia della città di K è stata un’esperienza incredibile e molto interessante.
📕Dal libro
“Vado a letto e, prima di andare a dormire, parlo mentalmente con Lucas, come faccio da tanti anni. Glielo dico più o meno nel solito modo. Gli dico che se è morto è fortunato e che mi piacerebbe essere al suo posto. Gli dico che ha ricevuto la parte migliore, che devo portare il carico più pesante. Gli dico che la vita è completamente futile, che non ha senso, è aberrazione, sofferenza infinita, l’invenzione di un Non-Dio il cui male oltre la comprensione.”
“Quello che mi interessa sapere è se scrive delle cose vere o delle cose inventate. Le rispondo che cerco di scrivere delle storie vere, ma, a un certo punto, la storia diventa insopportabile proprio per la sua verità e allora sono costretto a cambiarla. Le dico che cerco di raccontare la mia storia, ma che non ci riesco, non ne ho il coraggio, mi fa troppo male. Allora abbellisco tutto e descrivo le cose non come sono accadute, ma come avrei voluto che accadessero.“
Siamo nudi. Ci colpiamo l’un l’altro con una cintura. Diciamo a ogni colpo: – Non fa male. Colpiamo più forte, sempre più forte. Passiamo le mani sopra una fiamma. Ci incidiamo una coscia, il braccio, il petto con un coltello e versiamo dell’alcol sulle ferite. Ogni volta diciamo: – Non fa male. Nel giro di poco tempo non sentiamo effettivamente più nulla. È qualcun altro che ha male, è qualcun altro che si brucia, che si taglia, che soffre. Non piangiamo più.“
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Ágota Kristóf
Ágota Kristóf Data di nascita: 30. Ottobre 1935 Data di morte: 27. Luglio 2011 Altri nomi: Agota Kristofová Ágota Kristóf è stata una scrittrice e drammaturga ungherese naturalizzata svizzera. Come autrice, si è espressa quasi esclusivamente in francese, la sua seconda lingua, che non riuscirà mai a padroneggiare pienamente e senza errori, una circostanza che, nella narrazione autobiografica, portò la scrittrice a definire se stessa come un’«analfabeta»