Il sale della terra

Titolo Il sale della terra

Autore Jeanine Cummins

Editore Feltrinelli

Genere Narrativa Contemporanea

Pagine 410

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Sinossi Dici Acapulco e pensi a spiagge di sabbia finissima, mare cristallino e palme accarezzate dalla brezza. Ma oggi la perla del Pacifico è molto diversa dall’immagine da cartolina usata per attirare i turisti. Il narcotraffico si è insinuato in città e gli omicidi sono all’ordine del giorno. Ad Acapulco vive Lydia, che si divide tra il lavoro in libreria e la famiglia: il marito Sebastián, giornalista, e il figlioletto Luca, otto anni e un’intelligenza fuori dal comune. Quello che Lydia non si aspetta è che la sua esistenza venga sconvolta improvvisamente, quando un commando di uomini armati irrompe alla festa di compleanno della nipote e stermina i suoi cari. Nascosti in bagno, solo Lydia e Luca si salvano dalla carneficina, e per loro inizia una fuga estenuante. Rimanere in Messico equivale a morte certa, ma per non farsi rintracciare dal boss che ha ordinato il massacro bisogna evitare le strade più battute e i normali mezzi di trasporto. Così, a madre e figlio non resta altro che prendere la via dei migranti. Questo significa anche salire sulla Bestia, il treno merci su cui si salta al volo rischiando di finire stritolati. Affrontano così la difficile traversata del deserto, conoscono altri migranti, alcuni disposti ad aiutarli, altri pronti ad approfittarsi di loro, cercando disperatamente di conservare la propria umanità in un’esperienza che di umano ha ben poco. Ma è davvero possibile raggiungere il confine? I sicari li troveranno? E cosa ha scatenato la furia del boss che li vuole morti?

Chiunque sappia qualcosa di questo libro sa quanto duramente sia stata criticata l’autrice, Jeanine Cummins, perchè non è un migrante, né è di origine messicana quindi, a loro dire, non avesse il diritto di raccontare questa storia (un opera Fiction) ambientata principalmente in Messico e con protagonista una donna migrante e suo figlio che cercano di arrivare negli Stati Uniti.

Come sarebbe piccola la letteratura se a ciascuno di noi fosse permesso di raccontare solo le nostre storie; dall’inizio dei tempi, gli scrittori hanno fondamentalmente raccontato le storie degli altri: alcune sono vere, altre di fantasia, inventate… È quello che fanno gli scrittori ed è ciò che fa la Cummins con questo romanzo: racconta una storia immaginaria e inventata che offre al lettore un’idea della situazione dei migranti messicani.

“Lei e Luca sono migranti per davvero. È ciò che sono diventati. E quel semplice fatto, in mezzo a tutte le altre nuove e dure realtà che deve affrontare, le toglie il respiro. Per tutta la vita ha compatito quei poverini. Ha fatto donazioni in denaro. Con la curiosità distaccata delle classi agiate, si è chiesta in che condizioni spaventose vivessero per convincersi a partire. Per convincersi ad abbandonare la loro casa, la loro cultura, la loro famiglia, persino la loro lingua e correre un pericolo terribile, rischiare la loro stessa vita, tutto per il sogno di raggiungere un paese lontano che nemmeno li vuole.”

Questo è un libro che apre gli occhi sulla questione dei migranti e su ciò che affrontano e rischiano continuamente, perchè certamente non è un viaggio piacevole, s’incontra il meglio ed il peggio che l’umanità possa offrire. È una storia commovente, a volte lenta ma che dà empatia per ciò che Lydia e Luca devono passare, mi sono trovata a fare il tifo per loro come se fossero persone vere, reali.

Il romanzo, però, non è perfetto. La storia ha la sua giusta dose di melodramma ed è a volte leggermente sovrascritta. E i vari ostacoli che Lydia e Luca affrontano nel loro viaggio sono spesso risolti in modo troppo conveniente.

Nonostante tutto ciò, l’ho trovato avvincente, istruttivo, pieno di suspense e di speranza, è un romanzo che merita di essere letto: è tempo che le storie di questi migranti vengano raccontate e raccontate in un modo che onori la dignità dei disperati che si spostano verso nord in qualsiasi modo possibile.

Classificazione: 4 su 5.

📕 Dal Libro

“Quanto tempo ci mette una persona a disidratarsi e morire nel Deserto di Sonora? Cosa succede quando il corpo ha così sete che non risponde più ai comandi semplici come continua a camminare, agita le braccia, chiedi aiuto. Non chiudere gli occhi. Svegliati. Svegliati!  Te ne accorgi, quando il tuo compagno cade nella polvere accanto a te, quando il suo corpo non riesce a fare nemmeno più un passo? Li senti i reni che si chiudono, il fegato che smette di funzionare, la pelle che avvizzisce sulle ossa? Lo senti il cervello che cuoce nel cranio? O perdi conoscenza prima che succeda?
Misericordia.”


Jeanine Cummins

Jeanine Cummins nata il 6 dicembre 1974 a Rota, Spagna è un’autrice americana. Ha scritto quattro libri: un libro di memorie intitolato A Rip in Heaven e tre romanzi, The Outside Boy, The Crooked Branch e American Dirt (Il sale della terra).


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