Contro un mondo senza amore

Titolo: Contro un mondo senza amore

Autore: Susan Abulhawa

Editore: Feltrinelli

Pagine: 322

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la storia si apre in una prigione israeliana, il Cubo, dove una donna palestinese, Nahr, racconta di come sia finita lì. Nahr è in isolamento e ci racconta il suo cammino. I suoi genitori sono palestinesi ma hanno dovuto lasciare il loro paese e rifugiarsi in Kuwait dove Nahr è nata e vive, insieme alla madre, alla nonna e al fratello; pur amando il Paese, a volte non si è sentita ben accolta lì. Nahr sogna di innamorarsi, avere figli e vivere una vita comoda, finisce per innamorarsi di un uomo con un passato misterioso, che sposa ma il loro matrimonio finisce bruscamente quando il marito la lascia senza nessuna spiegazione.

Con la fine del suo matrimonio, Nahr è senza un soldo e gravata dalle finanze per le tasse universitarie del fratello finisce per prostituirsi e vivere una serie di soprusi e violenze. Dopo l’invasione dell’Iraq e l’arrivo delle truppe degli Stati Uniti, Nahr e la sua famiglia si trasferiscono in Giordania dove la vita per lei non è particolarmente soddisfacente, così su insistenza del fratello si reca in Palestina per ottenere il divorzio ma qui si innamora di Bilal, fratello dell’ex marito, e del paese con il quale sente una forte connessione. Qui scopriremo tutti gli eventi che la porteranno nel Cubo.

Il romanzo è diviso in sezioni, ognuna delle quali inizia con una storia dell’isolamento o dell’interazione di Nahr nel Cubo, seguita dal retroscena della sua vita prima della prigionia. La prosa è semplice, nuda e cruda, a tratti ironica e molto evocativa.

Nahr è un personaggio forte e completo che rifiuta di tacere nella sua ricerca della libertà, cinica e divertente, farà ciò di cui ha bisogno per aiutare la sua famiglia e coloro che ama. La descrizione dei personaggi è ben fatta, che sembra di conoscerli tutti.

👍 Mi è piaciuto l’aspetto storico e culturale del Kuwait, Giordania e Palestina, le descrizioni dei luoghi e dei piatti, che evocavano i sapori e gli odori tipici dei luoghi. Ho anche adorato il modo in cui l’autrice ha esplorato il tema dell’amore, in particolare l’amore non corrisposto e quello tenero tra Nahr e Bilal, ha fatto un ottimo lavoro nell’esplorare quella parte dell’amore.

👎 Ho trovato la lettura irregolare e i diversi eventi non realmente connessi o credibili nel personaggio di Nahr e alla fine ho capito perché – l’autrice alla fine menziona la sua ricerca e mi sembra che prendere le esperienze di più donne e assegnarle tutte a una sola persona sovraccarichi la caratterizzazione, rendendo la vita di Nahr poco convincente, melodrammatica. Tutto il male che le può capitare va da stupri multipli a un matrimonio di breve durata fino a diventare uno dei prigionieri più famosi di Israele, mi è sembrato un pò eccessivo. Inoltre ho sentito che anche la narrazione che si svolge in Palestina era un pò troppo ricca di cliché.

Questo libro trattava molti argomenti importanti e difficili ed è stato bello leggere finalmente un libro che parla del Medio Oriente, qualcosa che questo libro mi ha chiarito è che nel conflitto israelo-palestinese non c’è una risposta facile perché entrambe le parti sono in colpa ed entrambe hanno un legittimo diritto alla loro patria. Se si vuole raggiungere un qualsiasi tipo di pace, ci deve essere un riconoscimento di umanità reciproca e un senso di rispetto reciproco. Una lettura illuminante, ma poco coinvolgente.

Classificazione: 3 su 5.

📕Dal libro

Rispetto e accetto i tuoi desideri, Nahr. Me l’hai già detto e non c’è bisogno di ripeterlo. Siamo noi a decidere come vivere la nostra relazione. Possiamo essere l’uno per l’altra quello che vogliamo essere. Non dobbiamo fare l’amore adesso, o forse mai, se non lo desideriamo veramente. Ti chiedo soltanto di essere sincera. Io lo sarò e farò sempre del mio meglio per meritare e conservare il tuo amore, il tuo rispetto e la tua lealtà.


Susan Abulhawa

Cittadina americana, Susan Abulhawa nasce da una famiglia palestinese in fuga dopo la Guerra dei Sei Giorni e vive i suoi primi anni in un orfanotrofio di Gerusalemme. In seguito abita in diversi paesi, tra cui anche il Kuwait e la Giordania. Si laurea in scienze biomediche all’Università della South Carolina ed ebbe una brillante carriera nell’ambito delle scienze mediche.
Susan Abulhawa è autrice di numerosi saggi sull’argomento, per cui è stata insignita nel 2003 del premio Edna Andrade, relatrice a diversi convegni e attivista in ambito umanitario, ha fondato l’associazione “Playgrounds for Palestine”, che si occupa soprattutto dei bambini dei Territori Occupati. Vive in Pennsylvania. I suoi articoli sulla situazione palestinese sono apparsi su numerose riviste, tra le quali «New York Daily News», «Chicago Tribune», «Christian Science Monitor» e «Philadelphia Inquirer». Nel 2006 Sperling & Kupfer pubblica il suo romanzo “Nel segno di David”, nel 2011 esce per Feltrinelli “Ogni mattina a Jenin”, e nel 2015 “Nel blu tra cielo e mare”, sempre per Feltrinelli.


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