Suite Francese

Titolo Suite Francese

Autore Irene Nemirovsky

Editore Garzanti

Pagine 415

Genere Narrativa

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Suite Francese è un’opera incompiuta, in quanto interrotta dalla tragica sorte subita da Irène Némirovsky: pur essendosi convertita al cattolicesimo poco prima della guerra, la sua origine ebraica la portò ad essere arrestata dalle autorità francesi e infine inviata ad Auschwitz, dove sarebbe morta poco dopo.

Il manoscritto incompiuto era in una valigia che le sue figlie portarono con sé in fuga, ed è stato pubblicato molti anni dopo la sua morte, delle due parti che riuscì a finire di questo lavoro, la cui totalità dovrebbe essere composta da cinque parti o libri, la prima è dedicata principalmente ai giorni dell’occupazione tedesca e al conseguente esodo di una popolazione terrorizzata, che si gettò nelle strade per sfuggire all’avanzata dell’invasore. È un lavoro corale, in cui seguiremo diverse famiglie e individui di diversa estrazione sociale durante quelle difficili settimane del 1940. Il racconto di come persone diverse hanno affrontato queste situazioni, comprese le vilezze che emergono sempre in condizioni estreme.

Nella seconda parte, dopo quei giorni di paura, osserveremo come la popolazione cerchi di continuare la propria vita, nella strana cornice di dover convivere con le truppe di occupazione tedesche. Queste due parti del libro sono tremendamente diverse, al punto che si potrebbe benissimo dire che sono due libri diversi.

Lo stile della Némirovsky è brillante, poetico ma crudo, con molte descrizioni e anche riflessioni, la Némirovsky tesse e intreccia storie, di vari personaggi sullo sfondo della Francia occupata. Il punto di forza della storia sono i personaggi: persone normali e ordinari, pieni di sfumature e dettagli che ci fanno capire le difficili decisioni che a volte hanno dovuto prendere. che fanno ciò che è necessario per sopravvivere, e proprio per questo commettono atti sciocchi, codardi ed egoistici. Spicca soprattutto l’ammirevole rappresentazione delle classi sociali e dei loro diversi comportamenti nelle stesse situazioni.

Vista la triste fine dell’autrice, mi aspettavo un libro scritto con più amarezza e critica nei confronti dei tedeschi. Tuttavia, il libro è scritto con un tono distante e, in generale, abbastanza privo di emozioni. Nella prima parte ci sono scene di bombardamenti che potrebbero essere travolgenti eppure sono quasi indifferenti e altre ancora sono più emozionanti .

In Dolce viene mostrata l’occupazione tedesca, di quanto sia difficile vivere nella stessa casa con un tedesco, mentre tuo marito è prigioniero o è morto, eppure sembra che l’autrice critichi più i francesi che i tedeschi infatti ci fa vedere il lato umano del nemico e proviamo quasi più affetto per loro che per le vecchie schizzinose della città. La verità è che questa parte è molto bella. Più tenera ed emotiva, con la tenera storia d’amore tra Lucille e il giovane soldato tedesco Bruno.

👍 l’epilogo, che comprende lettere e frammenti dei diari della Némirovsky, e quindi sappiamo cosa le succede: la paura di essere ebrea, i tentativi di sbarazzarsi della macchina nazionalsocialista, ma anche le bozze e i progetti che aveva per i personaggi, la sua intenzione di continuare a scrivere da una parte o dall’altra.

👎 Mi aspettavo un capolavoro e ho trovato un bel romanzo, ma a metà dell’opera. Penso che sia abbastanza evidente che l’autore non ha avuto il tempo di rivedere e correggere la trama, non ci sono punti alti o punti di svolta e la storia finisce per essere piuttosto piatta.

Non è affatto un’opera che rileggerei. Ma ne è valsa la pena per quelle poche riflessioni che offre dai suoi personaggi sulla guerra e per le appendici.

Classificazione: 3 su 5.

📕 Dal libro

    La certezza della mia libertà interiore – rispose Maurice dopo un momento di riflessione -, che è un bene prezioso e inalterabile, e che mantenerlo o perderlo dipende solo da me. Che le passioni portate all’estremo, come adesso, finiscono per estinguersi. Quello che ha avuto un inizio avrà una fine. In una parola, quelle catastrofi accadono e devi cercare di non accadere prima di loro, tutto qui. Quindi la prima cosa è vivere: Primum vivere. Giorno per giorno. Vivi, aspetta, fidati.

È risaputo che l’essere umano è complesso, molteplice, diviso, misterioso, ma ci vogliono le guerre o i grandi rivolgimenti per constatarlo. È lo spettacolo più appassionante e terribile, pensò ancora; il più terribile perché è il più vero: non ci si può illudere di conoscere il mare senza averlo visto nella tempesta come nella bonaccia

Irène Némirovsky

Nata a Kiev, in Ucraina, da una famiglia ebrea benestante (il padre era banchiere), la scrittrice ha vissuto in Russia fino alla rivoluzione d’autunno. Poiché i Némirovsky erano vicini allo Zar, si dovettero trasferire in Scandinavia e infine in Francia, dove la famiglia era già solita trascorrere le vacanze. Irène crebbe con una bambinaia francese fin dalla tenera età, tanto che imparò prima il francese del russo. Tanto era stretto il legame con la tata, quanto era distante e freddo quello con la madre Fanny. Il Ballo, una delle sue novelle più acclamate, prende spunto dal rapporto difficile con la madre. L’opera racconta di Antoinette, ormai quattordicenne, ma a cui la madre vieta di partecipare a un ballo organizzato in casa per paura di sfigurare davanti alla giovinezza della figlia. Nel 1926 sposa l’ingegnere russo Michel Epstein con cui ha due figlie e nel 1929 diventa celebre con il suo David Golder, che le procura anche accuse di antisemitismo per via dell’aspra ironia con cui dipinge il protagonista eponimo del romanzo. Con l’inasprirsi delle leggi razziali, nel 1939 si fa battezzare cattolica a Parigi, ma nel 1940 le viene proibito di pubblicare, anche se l’editore Horace de Carbuccia viola la legge continuando a occuparsi delle sue opere. Si trasferisce in campagna con la famiglia e lavora a Suite Francese. Nel luglio 1942 viene arrestata e deportata. Invano il marito e i suoi editori si mobilitano per ritrovarla. Malata di tifo, viene uccisa ad Auschwitz. Le figlie, tuttavia, raccolgono i lavori della madre e permettono la pubblicazione di Suite Francese. Inoltre, basandosi sui diari e i carteggi della donna, ne scrivono la biografia, Mirador. E’ scomparsa il 17 agosto del 1942 nel campo di concentramento di Auschwitz dopo un solo mese dalla deportazione.


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